Storia del Rosario - 3
II
Parte
La
ricostruzione.
La
Santissima Vergine rimasta intatta … Questo mi è sembrato un segno
di resurrezione.
La
Santissima Vergine volle la ricostruzione del Rosario: poiché il
tetto della casa canonica formava anche il tetto della Pretura, ben
presto il genio civile diede mano allo sgombero delle macerie
ammonticchiate nei vecchi locali ed il tetto fu ricostruito, però
con le sole tegole, l’interno della canonica fu difatti ricostruito
in seguito in parte a spese del Rettore e in parte dal genio civile.
Gli operai del genio civile sgomberarono anche i locali
dell’oratorio al pianterreno: qui la stanza rimasta maggiormente
abitabile fu resa di fatto abitabile dagli stessi giovani con a capo
il Presidente dell’Associazione Vincenzino Bua; l’apparecchio radio
fu dissepolto, ma intatto; l’armadio della biblioteca e tutti i
libri furono trovati in buono stato e rimessi in circolazione per
interessamento di Agatino Milazzo. Ben presto furono riuniti gli
ex-rosariani per metterli al corrente della situazione e conoscere i
loro propositi al riguardo. Si pose
sin d’allora il dilemma: ricostruire tutto nuovo o in modo
provvisorio? Si avvicinava la ricorrenza della festa di Cristo Re;
con spontanea volontà i giovani tecnici Nino Santangelo,Nino Zinna,
Vincenzino Bua, Pietro Castelli, prepararono un progetto grandioso e
moderno da presentare alla prossima Assemblea. Questa si tenne nella
domenica di Cristo RE il 28/10/1943: possiamo chiamarla giornata
storica: in essa fu deciso l’avvenire del rosario. Di fatti venne
esposto il progetto e fattane la esposizione dei redattori, con la
relativa possibile spesa si passo alla votazione sul dilemma:
ricostruire tutto nuovo o riparare provvisoriamente?
Stefano
Maccarrone e Ciccio Valastro di Pietro pronunciarono delle
esortazione perché tutto fosse ricostruito con criteri nuovi e
moderni, chiudendo la loro peronazione con il seguente argomento:
“Dato che tutto è distrutto si può pensare a ricostruire tutto all’ingrande;
poiché cosa diranno i nostri figli in avvenire? Ecco, si poteva fare
il Rosaio Nuovo, ma i nostri padri non l’hanno fatto, dando prova di
poca intelligenza!”. Questa finale trasfuse l’entusiasmo nei petti
dei presenti; si porta ai voti la proposta e tutti i presenti
votarono a favore.
Nella
speranza di non dimenticare nessuno, riporto i nomi dei presenti,
rivolgendo preghiere a coloro che hanno buona memoria di ricordarmi
le involontarie omissioni per riparare in una eventuale ristampa del
presente volumetto: Stefano Maccarrone, Ciccio Valastro, Nino Zinna,
Vincenzino Bua, Pietro Castelli, Pietro Valastro, Cola e Peppino
Dell’Erba, Peppino Di Cosimo, Peppino Ciancio, Gennaro e Vito
Liccardo,Angelino e Guido Costa, Nino Costa, Pietro Bertolo, Luigi e
Pietro Petraia, Giovannino Viaggio, Agatino Milazzo, Pasqualino
Fisichella, Placido Montalto, Palermo Biagio, Alì Carmelo di Pietro,
Alì Carmelo di Santo, Alì Prospero, Angelo Milazzo, Vincenzino
Milazzo, Angelo Palermo, Calcagno Salvatore, Paratore Nicolò,
Salanitro Vincenzo, Carmelo Neri, Nicolò Messina, Schillaci Nicolò,
Totò Miceli, Peppino Laudani, Nino Valastro, Maccarrone Nicolò,
Nell’Erba Vincenzo, Totò e Valevo Battaglia, Caltabiano Cirino,
Aldo Di stefano, Milazzo Mario, Buscami Nicolò, Di Marzo Gaetano,
Gurgone Giuseppe, Antonino Valastro, Piero del Bene, Cuffari
Giuseppe, Reina Salvatore, Melo Neri, Pietrino Valastro, Lenza
Gaetano, Lenza Salvatore, Cavallaio Salvatore, Alì Nicolò, Lucifera
Luigi, Spitaleri Vincenzo, Fallica Placido, Franco Rosario, La Naia
Salvatore, Sapia Benedetto, Bidona Giovannino, La Mela Luigi
Ardizzone Salvatore.
Il
disegno progetto fu esposto in piazza presso al libreria Di Natale;
solamente qualcuno fu visto sorridere, ma la totalità dei
concittadini ammirava in silenzio e rifletteva. Anche i giovani
pensavano e riflettevano poiché una prima colletta fra i presenti
nella riunione anzi detta aveva fruttato appena alcune migliaia di
lire. In questo tratto di notiziario che segue è difficile seguire
una cronologia ma si danno notizie di iniziative spesso senza
concatenazione. Oggi vi è la diffusione dei calendari: ne troviamo
in ogni luogo; allora non era così, era difficile trovare un
calendario murale. La società S. Paolo procurava con difficoltà di
diffondere il calendario della buona stampa. I giovani ne ritirarono
qualche migliaio e, cosa mirabile, passarono di casa in casa, in
tutti i quartieri di Adrano e tutti accettarono ed esposero, dando
qualche offerta, il calendario murale della buona stampa. Ricordiamo
il piccolo aspirante Valerio Battaglia e l’universitario Giuseppe
Dell’Erba. Dio dava valore alle offerte dei concittadini unendole ai
meriti del giovane universitario, il quale sofferente di cuore,
sebbene la malattia avanzava a vista d’occhio, continuò in detto
apostolato a favore del Rosario finchè non si potè reggere in piedi;
ed anche dal letto, seguiva l’iniziativa chiedendone spesso notizie,
finchè l’Angelo del Signore lo portò in seno a Dio a ricevere il
premio del bene desiderato e fatto. Con i piccoli guadagni ricavati
dal calendario, fu comprata una macchina Singer per cucire (di
seconda mano) così si organizzò una prima lotteria. Una seconda
lotteria fece presa sopra una novità; fu messa in posta una
bicicletta dai cerchino in legno.
L’Eccezione vista fruttò in modo impensato.
I
sacerdoti Dell’Erba Salvatore e Sidoti Giuseppe con il Sig.
Giurdanella Antonino avevano fondato l'opera del Fanciullo povero
ponendo l’Oratorio del Rosario giovane nell’avvenire anche a tale
benefica iniziativa, gli anzidetti organizzatori offrirono una
cospicua somma per la ricostruzione del Rosari.
Poco a
poco l’orizzonte si andava rischiarando. Il sacerdote Don Pietro La
Mela essendo in quel tempo assistente ecclesiastico
dell’associazione S. Cuore al Rosario, organizzò parecchie
rappresentazioni drammatiche con ottimi risultati.
Nella
speranza che prima o poi il genico civile volesse interessarsi di
noi, si decise di iniziare i lavori di ricostruzione cominciando con
le arcate del cortile. Esisteva a ridosso degli antichi locali per
circa una lunghezza di
Avendo
trovate vicine le pietre delle ossa umane si pensare che qui ebbe
luogo un combattimento e che essendovi morto il capitano, questi
ebbe eretto sul posto un ricordo.
Chiamato
l’impresario Gulli Giovanni fu Emanuele ebbero inizio i lavori per
le fondamenta delle arcate in cortile. Il primo pilastro richiese le
fondazioni per circa tre metri di profondità; quasi allo stesso
livello delle fondazioni dell’abside della Chiesa. Man mano che si
procedeva alle altre arcate, questa profondità diminuiva trovando
roccia lavica tanto che ‘ultimo pilastro poggia sulla roccia a fior
di terra.
Anche le
notizie e seguenti non hanno un nesso cronologico ma sono
raggruppate secondo l’argomento trattato e si iniziano con gli aiuti
del S. Padre Pio XII.
Si
intraprende uno dei molteplici viaggi a Roma assieme al rettore del
seminario Mons. Francesco Pennini; il rettore per chiedere aiuti
per seminario il Sac. La Mela Antonino per chiedere aiuti
per il Rosario. Il nostro amico Mons. Antonino Spina, segretario
alla Congregazione Orientale, ci dirige a Mons. Antonio Travia della
Segreteria di Stato, che lavorava vicino a Mons. Giovanni Battista
Montini, oggi Paolo VI e allora segretario di Stato di Sua Santità
Pio XII. Oggi Mons. Travia è arcivescovo titolare di Termine
Imprese, elemosiniere di Sua Santità- Questa fu la chiave che aprì
tante volte la generosità del S. Padre, tanto d’aver avuto riferite
queste parole pronunziate da Mons. Montini” “Lavorate, fate opere
grandiose ed il S. Padre vi aiuterà”. In tale occasione fu composto
un albume delle fotografie sulla vita del Rosario. Le più importanti
furono portate in Vaticano e consegnate a Mons. Travia affinchè
le facesse pervenire al S. Padre. Lo stesso Monsignore ci
assicurò in seguito che il S. Padre vide le nostr fotografie,
formulano er il Rosaio imigliori auguri e impartendo per unoi una
speciale benedizione.
(pag.
37)
-
COPIA
LETTERA DEL Segretario del PAPA
S.E. Montini……
Dal
Vaticano il 20 Giugno 1947
Prot.
155614
Reverendo Signore,
L’augusto pontefice ha accolto con viva compiacenza l’album di
fotografie, che riproducevano i giovinetti di codesto Oratorio
Festivo “Maria SS; del Rosario” in varie manifestazioni religiose ed
educative.
Il Santo
Padre, grato per un omaggio ispirato da schietti sentimenti di
riverente filiale, benedice di cuore codesti pii giovinetti e coloro
che di essi hanno diligente cura, invocando eletti e copiosi i doni
della divina misericordia.
Con
sensi di distinta stima mi professo
Della
S.V.Re.
Dev.mo
nel Signore
…..
Mons. Montini …
In
riconoscimento della bontà e generosità del S. Padre Pio XII abbiamo
fissato un medaglione con la perfetta figura al centro della
palestra intitolata: “Palestra PIO XII” l’iscrizione ricordo è la
seguente;
O.O.M.
LAETA
MEMINERUT JUVENTUS
QUAE HAC
LUDIT GIMNICA PALAESTRA
MUNIFICENTIA
PII XII
PON MAX
EXTRUCTA
ANIMAM
ESSE UNA CUN CORPORE
SALUTARITER EXERCEDENDAM
A.D.
MCMLVI
Memori
della sapiente massima “aiutati che DIO TI AIUTA”, si intraprende
una colletta generale per tutta la città e si passa di casa in casa;
piani superiori e pian terreno, benestanti e popolani, tutti i
concittadini hanno contribuito alla realizzazione della “Casa del
Fanciullo Maria SS. del Rosario”. Tutti possono dire: “qui c’è la
mia offerta”. Si ricordano i nomi di coloro che maggiormente
aiutarono tale iniziativa: Signor Nicola Buscami, Salvatore
Marcellino, Scalisi Salvatore, Francesco Gulli; tutti i sodalizi
della città si sono distinti con cospicue offerte, anche i bar, i
caffè, i negozi. Tale iniziativa dimostrò il cuore generoso degli
adraniti che, saputo conquistare per una causa nobile, è capace di
grande bene. La somma accumulata raggiunge circa lire ottocento
mila.
Durante
il periodo estivo si raccoglieva il frumento tanto ricercato in quel
tempo. Si domandava nelle case private e si andò anche nei luoghi di
raccolta nel mese di luglio. Sono annoverate per l’eterna ricompensa
riservata al Signore i proprietari delle località: Casotte, Spanò,
Porcelo, Sfinge, Ferrara, che consegnarono agli incaricati la loro
offerta.
Per
dimostrare quanta fosse stata la benevolenza dei concittadini per
l’opera nascente del Rosario, riportiamo alcuni interventi
particolari; riguardano le offerte versate ed i lavori eseguiti in
memoria di persone care passate all’eternità e di cui se ne vuole
conservare la ricordanza nelle preghiere dei fanciulli e della
gioventù:
1.
Quest’aula completa ed arredata in memoria di coniugi: La Mela
Nicolò e Garofalo Concetta con il contributo dei figliuoli. (Anno
1952).
2.
Quest’aula completata ed arredata in memoria di Pietro Dell’Erba,
laureando in medicina, nato a S. Maria di Licodia 22/4/1919; morto a
Bari ul 15/7/1941. La mamma e le sorelle. (Anno 1953).
3.
Quest’aula completata ed arredata in memoria di Maria Dolores d’Aniello.
Nata a Napoli il 20-5-1925; morta on Adrano il 21-12-1940. La madre.
(anno 1954).
4.
Quest’aula completata ed arredata in memoria di Pudduzzu Burzillà,
nato il 15-7-1939 morto il 7-2-1954. I genitori Salvatore e Maria
Burzillà. (anno 1955).
Dovendo
segnalare gli aiuti del Governo Regionale Siciliano, è doveroso
ricordare la squisita bontà del Cardinale Ruffini, Arcivescovo di
Palermo: per suo mezzo l’Opera del Rosario entrò fra le opere che
detto governo doveva aiutare.
Il primo
viaggio a Palermo si compì mentre ancora vi era il disservizio
ferroviario derivante dalle distruzioni apportare dalla guerra. Si
partì da Catania alle ore cinque del mattino e dopo le fermate
lunghe e corte per tutte le stazioni grandi e piccole, (circa 40),
si arrivò a Palermo alle sette di sera; quattordici ore di scossoni
in treno attrezzato alla militare! Dopo tante ore passate
accovacciati in un angolo vicino al lavabo in compagnia di Nino
Zinna e Pietro Castelli, i quali si recavano all’Università di
Palermo frequentando la facoltà di ingegneria, il sacerdote La Mela
Antonino fu ospitato nella pensione in cui questi giovani avevano il
loro centro di studio Poi il sac. La Mela fu ricevuto in udienza
privata dal Cardinale, entrato in sede da qualche giorno. Il detto
sac. Aveva preparato un promemoria da presentare all’onorevole
Aldisio, allora Commissario alla Regione Siciliana, e chiedeva a sua
Eminenza una lettera di presentazione per tale commissario. Il
cardinale disse: “Anch’io ho pronti dei memoriali e dovrò
presentarli oggi pomeriggio al Commissario, datelo a me, presenterò
il vostro assieme ai miei. Così ebbero inizio gli aiuti regionali
che periodicamente pervennero in seguito al Rosari.
Questi
aiuti regionali vengono ricordati con la seguente didascalia posta
in una stanza centrale del fabbricato al pian terreno: questa aula
completata ed arredata con il contributo del Governo Siciliano. In
occasione del sopra citato viaggio a Roma con Monsignor Francesco
Pennini fummo ricevuti da don Luigi Sturzo. Il grande Maestro fu
trovato con un monte di lettere di cui aveva intrapresa la lettura:
a me, che avevo portato i saluti del suo intimo amico Canonico
Bascetta, disse personalmente: “Vedete ho molto da fare, vorreste
dirmi tante cose, ma l tmpo non mi basta: ditemene una soloa”. Avevo
un promemoria per l’Onorevole Scelba, allora ministro dell0interno e
lo consegnai a don Sturzo per l’inoltro. Dopo pochi giorni mi arriva
una comunicazione personale del Ministro Scelba di questo tenore:
“In omaggio al mio Maestro don Luigi Sturzo ho assegnatoun
contributo per l’Opera del Rosario”. Seguono a periodi altri
interventi dello stesso onorevole Scelba, cui molto deve l Rosario
per la sua generosità.
Frattanto non si trascurava la vita di Oratorio ed essendo alla
meglio già resa abitabile la sala del pianterreno dove prima era
l’abitazione del sacrista ed il magazzino della Pretura, essendosi
formato come un salone capace di 150 posti a sedere, si trattenevano
i ragazzi dell’ Oratorio e i giovinetti con il cinema muto dato con
la nostra piccola macchina. Da segnalar per il loro spirito di
apostolato a favore dei piccoli i giovani Pietro Bertolo e Totò
Cancellieri.
Ultimate
le arcate, bisognò abbattere ogni vecchio muro o stanze ancora
esistenti per dare possibilità al Genio Civile a suo tempo di
ordinare una completa perizia. Costruite le aree destinate a stanze
per l’Oratorio e l’Azione Cattolica, per sopraggiunte difficoltà di
genere specialmente finanziario, per circa tre anni vi fu una stati
nei lavori di ricostruzione. Durante questo periodo, essendosi
formata come un’arena nel pianterreno, quasi in continuazione con il
cortile della Pretura, fu adibita questa arena durante il periodo
estivo per spettacoli cinematografici e teatrali.
Non si
trascurava l’azione di apostolato per i piccoli e per i giovani,
poiché in aiuto dell’opera del Rosario lavoravano i sac, Dell’Erba
Salvatore e Pietro La Mela, i quali sapendosi adattare alla mancanza
di locali, non trascuravano la scuola di religione sia per i
fanciulli come per la
gioventù- Particolare da segnalare per dare risalto alla ferrea
volontà dei giovani nello sperare un migliore avvenire; le riunioni
formative e ricreative avevano luogo in un piccolo ridotto che era
stato approntato quale cabina per la proiezione cinematografica;
poiché i giovani non volevano in modo assoluto abbandonare il
Rosario.
La
costruzione del nuovo Rosario rimaneva nella ferma speranza di un
intervento decisivo della Divina Provvidenza. Le arcate erano state
ultimate; si erano completate anche le tettoie, si vedeva ancora
come un’arena, in un grande spazio bisognoso di essere ricoperto per
difenderlo dalle piogge, essendo le volte costruite in gesso e
pomice con una spessa patina di cemento. L’intervento si manifestò
in un modo del tutto impensato.
Leggete
“Lettere dal deserto” di Carlo Carretto alla pag.
Il
canonico Guzzardi Salvatore aveva quasi ultimato la costruzione del
Santuario “Maria SS. Ausiliatrice”; venuto a conoscenza del bisogno
del Rosario disse: “Terminato il Santuario, penseremo al Rosaio”.
Queste parole potè pronunziarle avendo avuta molta esperienza nei
lavori intrapresi e avendo contratte buone amicizie con i tecnici
del Genio Civile I funzionari del Genio Civile: Mirabella e Ferlito,
avendo saputo che trattatasi di un’opera dedicata
ai fanciulli, presero a
cuore la pratica e ben presto fu dato il primo appalto, facendo
avanzare la costruzione. Appalti ne seguirono parecchi, anche per
piccole entità, ma si vedeva il fabbricato innalzarsi a poco a poco
perché la SS. Vergine ne voleva il completamento, come si dimostra
dal seguente episodio: i maggiori appaltanti erano i fratelli Gulli
giovanni ed Emanuele; Giovanni si trovò presente, perché invitato,
ad una riunione presso il Provveditorato di Palermo per la
suddivisione dei lavori da intraprendere in provincia di Catania. Il
provveditore passava in rassegna i vari progetti fra i quali vi era
quello del Rosario. Alla dicitura “Rosario” intervenne il Gulli
dicendo: “mia madre è devota della Madonna del Rosario, in omaggio a
mia madre, domando che questo lavoro sia affidato a me”. E così fu
fatto.
Questo
nuovo appalto fece avanzare di molto i lavori.
Altro
episodio: chiesto ancora l’intervento di Don Sturzo presso il
Provveditorato di Palermo, il Provveditore comunicò: “in omaggio a
Don Luigi Sturzo, tutte le economie realizzate in questo esercizio,
sono devolute alla chiesa del Rosario di Adrano”. Così il nuovo
Rosario, sognati e voluto dalla gioventù di Adrano, si andava
attuando di giorno in giorno sino al completamento.
“
Prof.
Don Luigi Sturzo
Senatore
della Repubblica
Con
distinti saluti
5/8/1955
Via Don
Orione,17 Roma
Telefono
786.930
“
Quale fu
il disegno di apostolato nella realizzazione dell’opera del Rosario?
1.
Educazione cristiana della gioventù, secondo gli ordinamenti
dell’Azione Cattolica Italiana.
2.
Educazione cristiana dei piccoli con l?oratorio festivo, secondo
l’insegnamento i S. Giovanni Bosco.
3.
Dare
alla fanciullezza ed alla gioventù la possibilità di avere
spettacoli morali e quindi realizzare un cinema educativo.
Col
decreto “inter mirifica” il Vaticano II ha affrontato gli strumenti
della comunicazione sociale come un problema di presenza della
chiesa nel più vivo e dinamico del mondo moderno e del suo critico
avvenire; ha proclamato le norme fondamentali del loro retto uso,
indicate le attuazioni pratiche più urgenti, disposte le strutture
operative per il coordinamento di tutte le iniziative su intenti
ecumenici. Non resta perciò al clero, ai laici, a tutti gli uomini
di buona volontà di prendere coscienza delle proprie responsabilità
sia di promotori sia di ricettori, nel contesto storico di una
società umana, in cui tutti sono solidali nei profitti e nelle
perdite ed il cui avvenire dipende ogni giorno più dal retto uso di
quei mirabili doni di Dio. (Entrico Baragli S.I. redattore e critico
cinematografico de “la civiltà cattolica”; consultore per la
pontificia commissione per le comunicazioni sociali).
Il
problema del cinema è stato il più scabroso nella ricostruzione del
Rosario. Qui possiamo inserire la storica frase di Giovanni XXIII
alla chiusura del Sinodo romano; “Opus bonum sed non opus perfectum”.
Il Rosario si può chiamare un’opera buona ma non è un’opera perfetta
e questo lo diciamo specialmente a riguardo del cinema Moderno.
Parlare dell’importanza del cinema è del tutto inutile, specialmente
dopo che ha parlato il Concilio Vaticano II nelle istruzioni “inter
mirifica”. Nelle mie peregrinazioni romani visitai parecchi cinema
sottoposti alla Autorità Ecclesiastica. Ricordo come nella visita
attuata al cinema Orione tenuta dalla Congregazione di Don Orione,
il direttore della sala, informato delle mie intenzioni, mi rivolse
queste parole: “Se lei vuole impazzire, faccia un cinema””. Ricordo
ancora la mia risposta: “Impazzirò per amore di Dio”.
Quale fu
il clima psicologico di questa frase? Al mio entrare nella sala
Orione, mi si parò dinanzi un giovane sacerdote intendo a mettere a
posto il carteggio per l’apertura dello spettacolo, ma cosa
inaspettata e da me inesplicabile; al mio apparire quel degno
sacerdote si mutò in faccia: da roseo diventò pallido. Io salutai ma
il padre voleva quasi nascondersi onde io lo interrogai perché s’era
mutato in faccia. Il mio incedere da vecchio caporale di fanteria,
temprato alle trincee del Piave, mise in orgasmo quell’ottimo
sacerdote ed alle mie istanze che mi spiegasse quel mutare di
colore, m disse con emozione: “Ogni giorno la curia manda ispettori
per vedere se faccio spettacoli non approvati e mi hanno riferito
che in curia si trovano 42 lettere contro di me e di questo cinema;
mi aveva scambiato per un ispettore della curia. Fu allora che
avendolo assicurato sulla mia personalità e sullo scopo della mia
visita, ripigliato ul suo roseo colore pronunziò la celebre frase.
Tale frase indicava le difficoltà di vario genere che aveva
incontrate quel degno seguace di Don Orione nel realizzare la
magnifica sala da me molto ammirata. Continuò il direttore: “Quanto
pensa lei che ho speso per questa sala?” “12 milioni” risposi io. E
il direttore di rimando: “4 milioni ed ancora non ho completato”.
Essendo prossimo l’orario dello spettacolo, poco durò il nostro
dialogo. Ebbi tempo di rivolgergli ancora qualche
domanda utile cioè quale regola avesse nello scegliere le
pellicole poiché avendo letto i programmi cinematografici, mi ero
accorto che erano identici a quelli di altri cinema pubblici. Egli
mi rispose: “Tutte le sale tenute da ecclesiastici, e sono molte,
abbiamo formato come un consorzio con a capo la curia, la quale
sceglie e contratta i programmi e questi poi vengono distribuiti
alle nostre sale.
Le pratiche burocratiche per
aprire un cinema erano, almeno a quel tempo, varie, difficoltose e
faticose. Le scale della Prefettura furono percorse su e giù per
decine e decine di volte e spesso con pochi risultati. Finalmente
ebbi questo avviso: “Vi è una nuova domanda per aprire un nuovo
cinema in Adrano. In questa città, per regolamento, non vi possono
essere più di tre cinema al chiuso e per locali capaci di tremila
posti. Se lei non fa a tempo a rendere agibile il locale e questa
nuova domanda venisse approvata, tutte le pratiche fatte per avere
un cinema decadono, e ogni spesa è perduta. Questo ultimatum mise in
allarme gli operai e gli impresari che completavano il salone e fu
escogitato ogni mezzo per portare alla commissione della Prefettura
i documenti necessari, completati e aggiornati. Questa commissione
accampò il pretesto che il tetto del salone fosse capace di pigliar
fuoco essendo composto di legname; bisognava quindi rimuovere il
legname e costruire un terrazzo di cemento armato: tempo lungo e
quattrini favolosi. Si documentò che la volta era composta di
materiale incombustibile essendo tale il vetro coke. Il capitano dei
vigili del fuoco di Catania, affermato che non aveva mai visto tale
nuovo materiale incombustibile, venne ad ispezionare il locale e
volle bruciare un pezzo di vetro coke per averne la prova. La prova
riuscì favorevole perché non bruciò e così la pratica andò avanti.
Il capitano però in
tale occasione dichiarò che non si poteva approvare il locale per il
cinema e teatro, mancando i requisiti richiesti dal regolamento per
la parte teatrale; neppure per i teatrini dell’oratorio o della
gioventù si poteva dare il permesso: la sala si poteva approvare
solamente per cinema. Ritornata l’intera pratica alla commissione
della Prefettura, fu necessario cercare qualche amico che impedisse
altre scuse. Questo amico fu l’ingegner Priolo, il quale
facendo parte della
commissione avrebbe potuto peronare la causa e portarla a porto
sicuro.
Qui è
doveroso segnalare l’aiuto avuto dal Dott. Bellia, capo-ufficio del
cinema in Prefettura. Questi ci consigliò un intervento del Canonico
Bascetta presso l’ingegner Priolo, suo grande ammiratore. Così fu
fatto ; infatti appena il canonico Bascetta interesso l’ing. Priolo,
questi dichiarò che lui stesso avrebbe presa la pratica come
relatore e sicuramente l’avrebbe fatta approvare. Così difatti
avvenne e la pratica, approvata a Catania prese la strada
dell’Assessorato del Turismo e dello spettacolo a Palermo. Gli
andirvieni aPalermo furono parecchi perché dall’Assessorato per il
turismo e lo spettacolo dipendeva la decisione definitiva. I due
concorrenti concittadini avevano ordita una cortina, la quale benché
segreta, era manifesta dai continui rimandi della pratica e dalle
insinuazioni degli impiegati responsabili. Eccone un esempio: in una
di queste visite per sollecitare l’approvazione, il capo reparto
cinema ricordandomi le difficoltà da me incontrate per portare
avanti la pratica mi esortò ad aprire una sala parrocchiale per la
quale mi diceca non c’erano tante difficoltà e l’avrei ottenuta
subito. Io avevo portato con me il regolamento per aprire una sala
parrocchiale e con disinvolture ne lessi alcune leggi catenaccio.
1.
Nelle
sale parrocchiali:
2.
Non si
possono proiettare spettacoli di prima visione.
3.
I fogli
di propaganda, la reclame, le plance si possono esporre nell’ambito
della chiesa e non in piazza.
4.
Non è
permessa la propaganda pubblica con banditore e fogli volanti,
5.
Il
prezzo del biglietto lo stabilisce la società degli autori.
6.
Non si
può sorpassare un incasso già stabilito in antecedenza della stessa
società
7.
Non si
può sorpassare un numero stabilito di spettatori
8.
Il
locale parrocchiale può solamente dare spettacoli tre volte alla
settimana.
Al che
quel capo reparto che naturalmente conosceva le leggi catenaccio e
assurde, non aprì bocca e mi lasciò libero nella decisione già presa
di volere un cinema pubblico.
Frattanto, fra tante ansie, indecisioni e decisioni positive e
negative, era stato tenuto al corrente di ogni pratica l’onorevole
Barbaro Lo Giudice. La Provvidenza dispose così la fine di ogni
difficoltà poiché era appena finito il dialogo sopra riportato tra
me ed il capo reparto cinema che l’onorevole Lo Giudice usciva da un
colloquio con l’Assessore allo spettacolo: trovandomi
nell’anticamera, scambati appena i saluti, l’onorevole avendo
compreso il motivo della mia aspettativa, rientra nella sala
dell’assessore e ne esce subito con il decreto riguardante il Cinema
Moderno approvato e firmato in tutta regola.
Quando
andai da sua Eccellenza l?arcivescovo Bentivoglio per pregarlo
d’incaricare qualcuno a benedire il cinema del Rosario, sua
Eccellenza mi disse: “Il cinema lo voglio benedire io, ha detto: lo
voglio” E venne proprio l’Arcivescovo a benedire l’apertura del
Cinema Moderno (7-12-1953).
Il
cinema del Rosario è costato lacrime di sangue, ma la metà
desiderata “moralizzare lo spettacolo” non si è ancora potuta ancora
raggiungere. Conserviamo la speranza che la Divina Provvidenza, come
ci ha dato la possibilità di risolvere ogni problema riguardante la
ricostruzione del Rosario, così ci darà anche i mezzi perché questo
potente mezzo di propaganda possa contribuire nell’affermazione del
regno di Dio nelle anime.