racconti ed immaggini di alcuni bambini della scuola a lui intitolata
PADRE LA MELA CON NOI NELLA GIOIA
				 
				
				“Ho un bellissimo ricordo di Padre La Mela. La nostra 
				Associazione, quella delle ragazze, era a San Leonardo ; i 
				ragazzi si riunivano al Rosario. Quell’anno fervevano i 
				preparativi per la recita sulla vita di Santa Lucia. La 
				rappresentazione si sarebbe tenuta al Rosario. La felicità delle 
				giovanette impegnate a recitare, una trentina fra cui io che 
				impersonavo proprio la Santa, era indescrivibile. Padre La Mela, 
				che nonostante gli impegni trovava il tempo per tutto, assisteva 
				spesso alle prove e ci dava consigli come un regista. 
Il giorno della recita si avvicinava. Qualcuno ci disse : - I maschi non vogliono che la recita si faccia nei locali all’aperto del Rosario perché quello è lo spazio adibito ai loro giochi ; voi siete di San Leonardo e ve ne starete lì con le vostre rappresentazioni. Oppure reciterete nei locali del Collegio del Salvatore, come avete fatto l’anno scorso con la vita di Sant’Agata. E’ sicuro che quelli che si sentono i capi si stanno organizzando per farvi fare il fior fiore delle brutte figure: vi fischieranno.
Mia sorella, che non recitava ma era una delle organizzatrici, lo comunicò di filato a padre La Mela.
- Non vi preoccupate, - rispose il padre con il suo modo di fare tranquillo e sicuro - non vi preoccupate, fidatevi di me.
Venne il giorno della recita e i maschi non si mossero. Chi avrebbe osato contraddire padre La Mela ? Era buono, si sacrificava per tutti ma bastava un suo sguardo per far restare senza parole. Godeva di grande prestigio.
Santa Lucia riscosse un grande successo. Il padre era felice di ricevere i complimenti, il cortile del Rosario non poteva contenere più gente.
Da allora ogni anno il Rosario ospitava una recita. A Santa Lucia seguivano Fabiola, Idalia la zingarella e altre. I maschi si mostravano servizievoli e ci aiutavano ad allestire le scenografie. Noi eravamo felici di impiegare in parrocchia i nostri pomeriggi : lì c’era sempre qualcosa di intelligente da fare”.
PADRE LA MELA CON NOI NELLA SOFFERENZA
“Padre La Mela ha illuminato i giorni della mia infanzia. Ero molto piccola quando mio fratello si ammalò e morì a vent’anni. Per la mia famiglia venne un periodo molto triste : il sorriso sparì dalla bocca di mio padre che si legò di più agli altri figli, soprattutto a me che ero l’ultima nata. Avendo paura ormai di tutto e di tutti, papà non voleva che andassi da nessuna parte e con nessuno.
- Soltanto con padre La Mela e donna Provvidenza puoi andare dove vuoi, - mi diceva. E con padre La Mela un anno andai anche a villeggiatura, alla Marina, per una diecina di giorni. Eravamo un gruppetto, forse cinque-sei, e c’era anche donna Provvidenza, la zia di Padre La Mela che viveva con lui. Ci alzavamo presto per respirare l’aria fresca delle vigne e durante la giornata si trovava tempo per tutto : per la Messa e per il Rosario, per leggere, per giocare, per fare lunghe camminate nei boschi. Ricordo quando andammo a Intraleo. La bellissima giornata si guastò e cominciò a piovere a dirotto. Trovammo rifugio in una grotta ma ci bagnammo ugualmente. Mi venne una febbriciattola che per fortuna passò presto, grazie alle cure affettuose del padre e di sua zia. Di tanto in tanto venivano a trovarci altri ragazzi dell’Associazione che trascorrevano parecchie ore con noi. Quei giorni volarono.
Il caro don La Mela rimase sempre vicino alla mia famiglia durante quel periodo triste. Trovava anche il tempo di andare al cimitero per far compagnia a mio padre che, nonostante fosse un mobiliere, lavorava per abbellire la tomba del figlio con le proprie mani. Padre La Mela consigliava sul modo di mettere i marmi o scegliere le immagini sacre : aveva gusti molto raffinati.
Passò qualche anno e un altro grave lutto ci sconvolse : Carmelina era fra le mie migliori amiche e morì a quattordici anni, io ne avevo tredici. Se ne andò in pochi giorni, dopo aver accusato dei banalissimi dolori alle gambe. Faceva parte dell’Associazione e per don La Mela fu un colpo al cuore. Andavamo a trovarla continuamente, pur sapendo che poteva trattarsi di una malattia contagiosa. Quando ci lasciò ci sentivamo distrutti. Preparammo tutto per la veglia. Ricordo padre La Mela con le lacrime agli occhi e un’espressione di sofferenza. La chiesa era illuminata come per una festa e piena di fiori bianchi. Durante la Messa i singhiozzi si alternavano ai canti. Il caro padre diede disposizioni perché si pubblicasse un libretto con la vita di Carmelina mentre una foto della ragazza veniva attaccata allo stendardo della chiesa di San Leonardo.
Il modo di fare di don La Mela, così vicino ai giovani e alle famiglie, ci faceva sentire sempre più legati all’Associazione e solidali fra noi nella gioia e nel dolore”.
				
				 
				 
				
				“Mi risuonano ancora dentro le orecchie le parole di padre La 
				Mela :  
				
				- Concettina, studia, è importante lo studio nella vita, io ti 
				aiuterò fin dove potrò.  
				
				Se consideriamo che erano tempi in cui alla donna veniva 
				affidato soltanto il compito di badare alla famiglia, possiamo 
				renderci conto di come il padre fosse un precursore del diritto 
				all’istruzione.  
				
				Alcune ragazze e soprattutto molti ragazzi seguirono i consigli 
				del padre e si ritrovarono pochi anni più tardi con un diploma o 
				con la laurea nelle mani. Altri divennero sacerdoti. Padre La 
				Mela, a proposito dei medici e dei sacerdoti così era solito 
				commentare : - C’è chi cura le anime e chi cura i corpi : sono 
				indispensabili gli uni e gli altri. - E sorrideva, soddisfatto 
				dei “suoi” ragazzi che costruivano su basi solide il proprio 
				avvenire. Sarebbero stati a loro volta utili anche agli altri. 
				
				Chi frequentava l’Università di Catania approfittava del tempo 
				libero per andare a trovare il padre e chi studiava in altre 
				città lontane arrivava puntualmente al Rosario durante le 
				vacanze per raccontare le proprie esperienze. 
				
				Quanto a me, in realtà lo studio mi piaceva ma non avevo il 
				coraggio di affrontare gli esami. Per evitare traumi, rinunciai 
				definitivamente all’idea di studiare con grave disappunto di don 
				La Mela che cercò di risolvere in diverso modo il problema. 
				 
				
				- Se non vuoi fare esami affari tuoi, - mi disse - ma almeno 
				leggi : ne ricaverai soltanto del bene. - E cominciò a 
				consigliarmi i libri da leggere. Li prendeva dalla biblioteca 
				del Rosario : uno gliene restituivo dopo averlo letto e un altro 
				me ne dava. Per accertarsi che leggessi veramente mi faceva 
				domande  sull’ultimo 
				testo restituito. Un giorno il padre mi comunicò soddisfatto : - 
				Non ho più libri da darti, 
				li hai “divorati” tutti.                                                       
				 
				
				Ma io, che grazie a lui avevo imparato a “gustare” la lettura, 
				non smisi più di leggere. A venticinque anni mi sposai e mi 
				abbonai annualmente a “Selezione dal 
				Reader’s Digest”, 
				a “Epoca”, a “Famiglia Cristiana”. Aspettavo con gioia 
				quelle riviste per “divorarle” dalla prima pagina 
				all’ultima ; allo stesso modo divoravo i libri che di tanto in 
				tanto venivano allegati o consigliati dalle stesse. 
				Ancora oggi, alla mia rispettabile età, leggo ogni 
				giorno. Se ho potuto seguire i miei figli negli studi, pur senza 
				avere diplomi o lauree, lo debbo al caro Padre La Mela”.
				PADRE LA MELA E IL NOSTRO FUTURO
				 
				
 
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