Storia del Rosario: 6
4° S. PADRE
Celebrazione
della festa del Papa, secondo il programma dell’azione cattolica, il
29 Giugno. In occasione della celebrazione del 25° Giubileo
dell’anno santo 1950, organizzandosi un pellegrinaggio siciliano per
Roma, il comitato diocesano, incaricò la Casa del Fanciullo del
Rosario per organizzare in Adrano un folto gruppo di pellegrini. Il
pellegrinaggio ebbe luogo dal 28 agosto al 2 settembre 1950. Gli
adraniti fummo presenti in numero di 76. Presero parte a tale
manifestazione di devozione al S. Padre i sacerdoti: can. Fanciullo
Giovanni, parr. Lo Faro Arcangelo, Dell’Erba Salvatore, Valastro
Francesco, Parisi Antonio.
Riportiamo
brevemente gli avvenimenti di quel pellegrinaggio.
29 Agosto 1950,
martedì arrivo a Pompei. La prima meta che un’anima cristiana cerca
nel suo pellegrinaggio romano è la SS. Vergine di Pompei. Come può
un quadro tanto piccolo attirare tante anime, tanti cuori. E’ la
grazia della Madonna. Si celebra la S. Messa e la S. Comunione è
numerosa. Un cappellano del santuario sentendo i nostri canti,
promette un viaggio semi gratuito sul campanile con l’ascensore a
patto che vengano eseguite canzoni siciliane. Così sul campanile
dopo aver ammirato il panorama, furono cantate: Sicilia bedda, a
minnulata, Mastru Antria, ecc… . Dal campanile si vedono gli scavi
di Pompei; un gruppo numeroso vi andiamo in carrozza. Una perfetta
cittadina romana: vicoli stretti, lastricate con pietra rozza,
casupole, abitazioni signorili, fontane, il foro grandioso, i
templi; mancano solo i tetti e con un poco di fantasia ecco
ricostruita la vita dei romani all’epoca delle ceneri del Vesuvio.
Dalle ore 16 in poi, risaliti sul treno, una sola è la
domanda:”Quando saremo a Roma?”. Il nostro desiderio fu alquanto
mortificato poiché essendo la stazione centrale assiepata da
innumerevoli convogli, fummo scaricati in silenzio e mestizia alla
stazione Ostiense.
Mercoledì 30
agosto 1950. Stazione giubilare a S. Maria Maggiore. Ore 6 visione
della piazza S. Pietro: esclamazione di meraviglia, S. Comunione a
S. Pietro, colazione sotto il colonnato. A S. Maria Maggiore la
ressa è tale che non si riesce ad entrare. Ci incanaliamo in una
corrente meno vorticosa, si entra in chiesa tra una strettoia
indecente, non si può pregare, non si ascolta alcun richiamo
all’ordine, non si sente alcuna preghiera. Raccomando ai pellegrini
di tenersi uniti ed andare così fino a S. Giovanni in Laterano per
la 2^ visita.
Scappo in cerca
di un altare pronto per celebrare la S. Messa. A S: Giovanni in
Laterano per la seconda visita può essere eseguita con qualche
ordine. Questa prima mezza giornata di Roma è compensata dalla
salita per la Scala Santa: tutti i siciliani e altri gruppi di
pellegrini, uscendo da S. Giovanni si recavano alla scala Scala
Santa: spettacolo veramente santificante ma anche terrificante
poiché la fila dei fedeli a ressa fittissima cominciava a circa 20
metri dalla chiesa della Scala Santa. Qui fra un battibecco fra le
più timide e le più fervorose si va.
Le fervorose
trascinarono tutto il gruppo e si andò: sudore, asfissia,
stanchezza, nulla ci arresta. Si impiega circa un’ora per
raggiungere il primo gradino. Raggiunto questo, s’intonano salendo
in ginocchio tutti i nostri canti di passione e si va su con grande
pietà e devozione. Tocchiamo i punti delle macchie del preziosissimo
sangue di Gesù, si baciano con trasposto ed il gesto è ripetuto da
tutti i salienti. Un uomo con la propria sposa e portando il proprio
bimbo in braccio da la nostra stessa strada in ginocchio. Ore 14 –
Buon pranzo all’Onarmo di via Torino; visita alla stazione centrale,
poi ci portiamo in Piazza S. Pietro per entrare nella Basilica e
vedere l S. Padre. Qui ognuno si aspetterebbe una bella pagina di
relazione; è stata invece una vera delusione: il Santo Padre si è
visto poco ed in modo del tutto disordinato. Alle ore 16 entriamo a
S. Pietro in cerca di un posto per vedere meglio, ma invano; ci
affianchiamo vicino alla Trasfigurazione di Raffaello. L’attesa sino
alle ore 18 sarebbe stata dimentica, se almeno il S. Padre fosse
stato visto con comodo. La ressa dei pellegrini in ogni angolo della
Basilica, è tale che ci si sta a disagio, è impossibile ubbidire al
trasmettitore “Fate silenzio”. Anche il S. Padre è passato, si è
visto a stento. Cominciato il discorso di benvenuto rivolto in modo
particolare ai siciliani non si è fatto silenzio e la più bella
funzione attesa da ogni pellegrino, riesce la più antipatica.
Ecco il
discorso del S. Padre:
“… questo
pellegrinaggio, onorato dalla presenza e dalla partecipazione di
tanti illustri personaggi e di così alte autorità ecclesiastiche,
politiche e civili, mentre è un atto di profonda pietà
in questo Anno giubilare è anche un omaggio di devozione
verso questa Sede Apostolica, la quale sin dai tempi specialmente di
Gregorio Magno e poi di Leone IX fu sempre particolarmente sollecita
nella cura spirituale e del benessere di quel popolo diletto, su cui
Noi stessi imploriamo ora di gran cuore la copia più abbondante dei
divini favori…”.
Non si
comprende per qual motivo in questo giubileo del 1925 si entrava ne
Palazzo Vaticano i soli pellegrini, chiedere una benedizione
particolare, proprio come racconta S. Teresa di Gesù Bambino al
tempo di Leone XII.
Questa giornata
si chiude con la visione serale dell’immensa Piazza di S. Pietro.
In attesa di
ogni concittadino, avendo data come stazione di raccolta la statua
di S. Pietro, bivaccammo per circa un’ora lì; non p ancora accesa la
luce di piazza: migliaia e migliaia di persone si avviano ai propri
alloggi. Lontano è la città nelle sue luci innumerevoli. Alcune
finestre del Vaticano sono illuminate, il mormorio sordo delle
grandiose fontane ci batte le orecchie… e anche noi siamo a Roma,
nella città eterna dove sostò: Dante, Tetrarca, Torquato Tasso, S.
Giovani Bosco, S. Francesco Saverio, S. Teresa del B. Gesù.
31 – Agosto,
giovedì.
Dopo l’esprerienza
del pellegrinaggio collettivo, vogliamo sperimentare se vada meglio
il gruppo autonomo. Ore 6,30 S. Messa a Tre Fontane. Abbazia dei
padri trappisti: silenzio ovunque, alberi secolari circondano il
Cenobio, ad ogni tratto in sacrestia, all’imbocco delle celle ed
altrove vi è la scritta “silenzio”. Tutto è chiuso a chiave,
nell’incontrarsi i cenobiti se hanno da comunicarsi qualcosa, lo
fanno con gesti. Il coro Medioevale, la chiesa di stile gotico con
vetrate, istoriografate con vita di Santi. Le pellegrine chiedono un
confessore e viene un eremita gigantesco con maniche rimboccate
dalla circonferenza di circa un metro, vestito tutto di bianco,
sembrava fosse ritornato s. Romualdo. Visita al luogo del martirio
di S. Paolo e poi alla Basilica del Santo per una terza visita
giubilare.
Qui,
nell’atrio, s’iniziano le litanie dei Santi, s’intercala qualche
spiegazione, si bacia in ginocchio la Porta Santa, si attraversano
le navate pregando e cantando il Credo e la Salve Regina. Tutti
rimaniamo soddisfatti. Quasi alla fine delle nostre preghiere
entrano gli studenti di Pax Romana; l’ordine e il loro silenzio
colpiscono tutti noi e cerchiamo d’imitarli. Terminata la visita
giubilare si istruiscono i pellegrini sul modo di usare la guida e
si esortano a visitare a gruppo l’interno della Basilica. Ore 15
l’autobus ci porta al Ristoro del pellegrino, in via della
Conciliazione, dove si spende molto e si paga poco. Ore 16 monumento
a Vittorio Emanuele, si va per l’immensa scalinata ammirando il
panorama di Roma. Curioso particolare: le più giovani scambiano per
statue le due sentinelle alla tomba del “Milite Ignoto”. Si
avvicinano per toccarle, ma avvicinandosi troppo riconoscono che
sono uomini in carne ed ossa e vedendoli immobili, commiserandoli
dicono: “Mischineddi” ciò fa sorridere le sentinelle.
Al Carcere
Mamertino voglio tutti entrare: la fantasia vede così Vercingitorige,
Giugurta, S. Pietro, S. Paolo, ecc…. Le fontane con l’acqua fatta
scaturire dal 1° papa per battezzare Processo e Martiniano, custodi.
Vediamo la finestra donde venivano gettati i corpi dei condannati,
quando la morte li aveva liberati dal martirio sotterraneo, giù alla
Cloaca Massima. Questi santi luoghi al pio pellegrino danno tutta
l’impressione dei fatti raccontati che quasi rivivono nella propria
anima ammirata e commossa. Alla parete scolpiti sul marmo, 25 nomi
di confessori della fede, i quali in quell’antro di pietre,
testimoniarono a Cristo il loro amore. Foro Traiano, Campidoglio, le
oche sacre, i Galli, Colosseo, ecc…, spiegazione, reminescenze,
gruppo fotografico di ricordo, preghiere. Ammirammo pure: l’Arco di
Settimo Severo, di Tito, di Costantino “In Hoc Signo Vinces”;
qualche breve spiegazione e via.
Ore 19: -
Mostra missionaria in Piazza Pio XII, allestita con grande cura e
sfarzo, si visitano stupefatti i lavori delle varie regioni di
missioni; non si può gustare tutto perché la stanchezza ci vince ed
i locali da visitare
sono molti. Si ritorna all’albergo in via Aurelia con l’animo
affollato da tante visioni, e, pur stanchi, affamati, assetati, si
fa il programma dell’indomani: svegliarsi più presto, camminare più
spediti, riposare meno. “Oh, il fascino di Roma così insaziabile e
la gua grandiosità non stanca mai; grandiosità di sogno, di
fantasia. Quanto bene, può ricavare l’anima ben disposta: la
caducità delle grandezze terrene, la nullità degli uomini finanzi a
Dio, la scelta migliore fatta dai Santi: Dio solo! La possibilità di
essere anche noi in questo numero.
1° Settembre -
Venerdì
Solamente 4 ore
di riposo senza aver riposto gli abiti. Sveglia dei pellegrini ed
alle ore 5,30 si è pronti per la visita giubilare a S. Pietro.
Sono le ore 6;
siamo i primi arrivati nella Piazza, si schiudono proprio allora le
porte della Basilica ed alcune finestre del Vaticano. La frescura
corroborante mattutina penetra le nostre anime e le dispone
all’ultima visita, dopo la quale speriamo il “gran perdono”. Esorto
tutti ad essere ordinati, a cantare bene, perché tutto il mondo
cattolico ascolta la nostra voce. Sotto l’obelisco iniziamo le
Litanie dei Santi.
Le nostre voci
riecheggiano per la grande piazza e sotto il colonnato: uno
spettacolo che ricalca nelle nostre anime una profonda impressione,
si va così per la grande scalinata, per l’atrio, per la Porta Santa
che si bacia in ginocchio, per l’altare del SS. Sacramento, per la
navata di destra, attorno l’altare della Confessione, canto della
Sale Regina, del Credo. Ancora la Basilica è silenziosa, siamo noi,
con i nostri canti a rompere il silenzio; molti ci guardano
ammirati; preghiamo per il Papa, per il nostro Arcivescovo, i nostri
sacerdoti, i nostri genitori, per i defunti, per i peccatori, per le
persone a noi care. Celebrazione della S. Messa e S. Comunione. Dopo
aver celebrato si stabilisce il luogo del raduno e si dà un’ora di
tempo per visitare tutto con comodo.
Ore 9,
colazione; è la prima volta che scrivo su questo argomento:
colazione, ma non si può omettere nelle relazione in questi appunti.
Fatta in un ristorante? In una casa del Pellegrino? In un luogo
appartato? Nulla di tutto questo: in pubblico, fra centinaia o
migliaia di pellegrini, che la fanno come noi…: seduti sopra le basi
delle colonne, all’ingresso di Porta Angelica; vi sono qui 4
cannelle di acqua freschissima che ci ricorda quella della “Immacolatella”:
si svolgono i propri fagotti: frutta, pane, mortadella, acciughe e
uova sode e si mangia da affamati, mentre autopulman, carrozze,
cavalli, lambrette, motorini, biciclette, guardi, carabinieri, ecc.
ci passano vicini. E come si mangia! Se a casa propria il pane
asciutto non va giù, qui invece ci si avvicina alle cannelle di
acqua, si beve a crepa-pelle e poi si ritorna a mangiare per la
strada per finire il panetto, il grappolo d’uva, la pesca, ecc…
quando si dice “la dignità!” anche questa è relativa.
Affido il
gruppo al Sac. Dell’Erba Salvatore dirigendoci ai Musei Vaticani e
vado alla stanza del Maggiordomo per il portone di bronzo, luoghi
per me ormai familiari. Avevo ordinata una cassetta di Kg. 2 di
fichi d’india, raccolte con la pala, perché avessero maggior durata;
nella presentazione dei doni in S. Pietro, speravamo di offrirla al
S. Padre, ma la confusione lo impedì; mi dirigo verso la stanza del
magazziniere del Papa: il buon servitore mi promette che alle ore 13
Sua Santità avrebbe gustato a pranzo i fichi d’india siciliani, a
Castel Gandolfo, raggiunta la comitiva ai Musei Vaticani, passiamo
qua alcune ore vedendo tutto, ma la fretta non ci fa osservare né
ammirare alcune cose. Si passa il pomeriggio in libertà; a sera si
fa il programma per andare l’indomani alle catacombe
2 Settembre
sabato:
sveglia ore 4,
alle ore5 siamo già sull’auto 134 a Ponte Vittorio poi circolare
sinistra – rossa sino a l Colosseo. Qui attendiamo il 220 che deve
portarci sino all’ingresso delle Catacombe di S. Callisto. In attesa
del 220, seduti sull’inferriata che circonda il Colosseo, esorto
tutti ad un poco di mutazione sui luoghi Sacri che ci circondano e
su quelle che fra breve vedremo.
Si fa un poco
di lettura, poi per la via Appia la fantasia è spiegata in tutta la
sua corsa: sono circa 20 minuti di auto, ma in così poco tempo
quanti pensieri passano per la mente; avvenimenti, personaggi,
luoghi storici per eccellenza. Dopo le terme di Caracalla, la
visione è affascinante non solo perché questa è la strada percorsa
da Silla, Mario Cesare, Costantino, ecc… ma specialmente per i
ricordi cristiani. Ora comprendo come sia avvenuta la conversione
del pastore Anglicano Wiseman sino a divenire Cardinale della Chiesa
Romana. Questa conversione ci dà il racconto di Fabiola, così vivo,
così commovente da strappare le lacrime. La descrizione
dell’episodio di Tarcisio che percorse questa strada con la SS.
Eucaristia destinata ai cristiani in carcere, rivive in noi in tutta
la sua bellezza. Rivediamo i cristiani, i quali di notte tempo qui
convengono per la celebrazione della S. Messa; i cristiani i quali
appreso l’editto di persecuzione cercano riparo e salvezza in questi
luoghi che non saranno più segreti. Con questi sentimenti, quando il
sacerdote incaricato ci dà il permesso di scendere nel sottoscala
per rinnovare il S. Sacrificio della Messa in quello stesso luogo
dove i cristiani, cercati a morte in odio a nostro Signore, lo
rinnovarono per tante e tante volte; la commozione invase l’anima di
tutti noi.
Nel 1925, nel
passato giubileo, si discendeva qui con un moccolo per ogni
visitatore, oggi la luce elettrica rende la visita più agevole.
Raccomando il
silenzio; qui il S. Pontefice Milziade fu sorpreso dai soldati
mentre celebrava la S. Messa e fu trucidato sul posto; ecco il
loculo dove Tarcisio ricevette la SS. Eucaristia da portare ai
carcerati pronti per il martirio. Il santo fanciullo morto con Gesù
in petto venne rinchiuso in questo luogo. Questo corridoio fu
attraversato da S. Sebastiano, S. Agnese ed il terreno che noi
calpestiamo fu anche da loro calpestato; qui venne deposta S.
Cecilia la quale non avendo ricevuto alcuna offesa dall’azione
asfissiante nella stanza da bagno, fu colpita al collo da una daga.
Dappertutto si vedono loculi chiusi con lapidi che contengono
reliquie di Santi martiri. La guida continuava a parlare tra gli
antri e i labirinti che in lontananza si vedevano oscuri ed
interminabili e i nostri cuori si rimpicciolivano dal terrore e
dalla emozione. Ritornati al sole fu in tutti un senso di dolcezza e
di soavità mentre manifestavamo con frasi differenti la nostra
comune soddisfazione.
La decisione
della partenza per la Sicilia per le ore 16 permise a vari gruppi di
visitare la Chiesa di S. Pietro; altri andarono sulla Cupola, altri
per luoghi diversi. Alle ore 16 ci siamo diretti per la stazione
centrale di Termini. Ore 19 fischia il treno e si parte, mentre dai
finestrini si mandano gli ultimi saluti agli amici convenuti e si
dice: addio Roma, quando ti rivedrò!!!
CONCLUSIONE
FINALE
La Provvidenza
ha voluto dimostrare l’importanza dell’opera del Rosario dal
contributo del lavoro apostolico svolto dai sacerdoti concittadini
in vari anni e per tempo vario presso la Casa del Fanciullo “Maria
SS. Del Rosario” di Adrano, Canonico Alì Pietro – Sac. Dell’Erba
Salvatore – Sac. Don Pietro La Mela – Sac. Santangelo Pietro – Sac.
Marcellino Matteo – Sac. Pinataro Salvatore – Sac. Scalisi Salvatore
– Sac. Branchina Antonino – Sac. Currao Benedetto – Sac. Sicurella
Pietro.
Vada a loro da
queste pagine non un futile ringraziamento ma l’augurio della
benevolenza particolare della SS. Vergine.
Luas Deo
Casa del
Fanciullo “Maria SS. Del Rosario”
95031 Adrano
(CT)
conto corrente
postale 16/7653
Brevi cenni sulla origine, gli scopi
e l’attività del circolo di gioventù cattolica “S. Cuore” di Adrano.
Nel 1926,
scioltosi il Circolo di Gioventù Cattolica “S. Vincenzo Martire” che
operava nei locali della Chiesa Madre di Adrano, sorge nella Chiesa
S. Domenico o della SS. Vergine del Rosario il Circolo Giovanile di
Gioventù Cattolica, chiamato poi Associazione Giovanile di Azione
Cattolica “S. Cuore”, siccome consacrato al Sacratissimo Cuore di
Gesù.
In esso
accorrono i giovani del disciolto Circolo di Gioventù Cattolica “S.
Vincenzo Martire” ed altri: bambini, adolescenti, giovanetti e
giovani, senza distinzione di ceto, poveri e ricchi, e si stringono
attorno alla figura del novello Sacerdote Antonino La Mela, che ne
sarà sempre, come Don Bosco e S. Filippo Neri, il loro educatore, il
loro apostolo.
Ogni attività,
ogni opera viene costantemente, con zelo e passione, dedicata alla
formazione morale e spirituale, sociale e culturale della infanzia
dei giovani, per fare di essi un giorno dei buoni cristiani e
portatori di Cristo nelle famiglie e nella società, degli ottimi
padri di famiglia, dei bravi professionisti, dei santi sacerdoti.
Senza badare a
sacrifici personali si insegna loro a servire il Signore con
letizia, da qualsiasi posto di lavoro ed i frutti vengono copiosi in
tutti i campi, essendo l’opera benedetta da Dio.
Sotto la
protezione del Cuore di Gesù e della Vergine SS. Del Rosario, quanti
sacerdoti, quanti professionisti, quanti bravi artigiani ed
agricoltori non ha dato alla Chiesa ed alla società il Circolo di
Gioventù Cattolica “S. Cuore”?.
La recita
serale del Rosario ai piedi dell’altare; l’istruzione religiosa; la
pratica di accostarsi ai Santi Sacramenti; la frequenza assidua nei
mesi di maggio e di ottobre nella Chiesa annessa ai locali sociali
per onorare la Vergine Santissima; la partecipazione alle continue
conferenze culturali con il dibattito di temi e problemi letterali,
religiosi e filosofici; l’impegnarsi nella rappresentazione di
diverse opere drammatiche; la pratica continua di opere di pietà; la
istituzione di una apprezzata Schola Cantorum; la istituzione dei
dopo scuola per eseguire e curare studenti abbisognevoli, assieme
alle altre attività svolte, dicono chiaramente quanto vasto, intenso
e fecondo sia stato il campo di azione del su
menzionato circolo di Gioventù cattolica, attorno al quale è
fiorito un affollato Oratorio festivo che, curato in profondità, ha
costituito un vivaio, dal quale sono state attinte le forze per
l’energie più fresche, di rincalzo a quelle altre o disperse o
operanti già in nuovi settori.
I giovani sono
stati educati e cresciuti nella insegna di un grande amore fraterno,
che ha rinsaldato la formazione del oro carattere cristiano.
L’anima
vivificatrice di una così multiforme attività, alla quale ha
dedicato la sua giovane esistenza fino alla sua matura e quasi tarda
età con sacrificio completo di se stesso e di tutti i suoi averi, è
stato il Sac. Antonino La Mela, esempio fulgidissimo di Ministro di
Dio e di conquistatore di anime, che non ha mancato di ricreare i
giovani nel sano divertimento, promuovendo in tanti e tanti anni
della sua opera gite in montagna ed al mare e creando per ultimo in
contrada feliciusa le basi, un’incantevole località di alta
montagna, di un ritrovo-ostello, nel quale potranno ricrearsi le
forze fisiche, per svettarsi, nella preghiera, nell’Eterno infinito.
Avv. Stefano Maccarrone