Le  reliquie - pretese dagli adornesi

 

Notizie su Adrano e sul Santo


La città di Adrano ha origini molto antiche. Gli studiosi ritengono che il primo nucleo abitato sia di origine greca, fondato da Dionisio nel 400 a.C. circa. Il nome deriva dal dio Adranon venerato dalle popola-zioni indigene. Ancora oggi sono visibili le mura della vecchia città, dette “mura ciclopiche” per la grandezza delle pietre usate. Con buona probabilità il perimetro dell’abitato si estendeva dall’attuale “Rocca Giambruno a via Tagliamento, e al castello medievale, fino a raggiungere il convento di S. Francesco (dove è visibile una torre delle vecchie mura), per concludersi dove oggi è ubicata la chiesa di S. Alfio. La città greca fu distrutta dai Romani quando conquistarono la Sicilia. Dopo le conquiste romane, non fu più presente un vero e proprio nucleo urbano, ma vi fu una presenza degli abitanti diffusa nel territorio. Un piccolo nucleo abitato ricomincia ad esserci successivamente alla conquista araba. L’Edrisi, geografo arabo, nella prima metà del XII secolo, venne incaricato dal Re Ruggero a descrive-re la geografia della Sicilia. Ecco che cosa dice di Adernò: “Adernò, bel casale che direbbesi piccola città, è posto sopra una eminenza tutta sassosa: v’ha un mercato, un bagno ed una bella rocca. Abbonda d’acque. Sorge a piè del Mongibello dal lato meridionale” Questa descrizione dell’Edrisi corrisponde al tempo di Ni-cola. Il nucleo abitato attuale è il risultato di una serie di aggregazioni edilizie, costituitesi in epoca medioe-vale, attorno alle principali chiese. Il sito del nucleo abitato risulta spostato verso nord rispetto all’antica città greca. Il progressivo aumento della popolazione ha fatto sì che i diversi nuclei degli antichi quartieri del Salvatore, dello Spirito Santo, di S. Pietro, di S. Agata e della Matrice, si saldassero tra loro, costituendo un vero e proprio agglomerato urbano. L’attuale centro storico, infatti, rispecchia questa formazione urbana, che è contraddistinta da percorsi tortuosi, a fiore e a pettine, sicuramente di matrice urbanistica araba, se si considerano le analogie con altri centri della stessa origine. Il centro storico presenta numerose emergenze architettoniche: chiese, conventi e palazzi signorili, in gran parte costruiti tra il XVI e il XVIII secolo. Particolare rilievo assumono il monastero di Santa Lucia, il convento di San Francesco, quello dei cappuccini, di S. Domenico, degli Scolopi (Spirito Santo); la Matrice, la chiesa del Santo, quella di S. Pietro, dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo che si erge maestosa all’inizio dell’omonima via, ecc… Tra i palazzi signorili si distinguono: palazzo Ciancio, nel quale le volte sono state affrescate nel ‘700 dal De Anna, palazzo Pulia, palazzo Sanfilippo ecc... Alla nascita di Nicola, nel 1117, dopo la dominazione araba e durante la dominazione normanna, la città conservava una fondamentale cultura bizantina. Nel 1134 il nostro Santo concittadino lasciò tutto per seguire Gesù Cristo, e si trasferì in un eremo sotto il monte Etna. Successivamente, nel 1137, lasciò definiti-vamente il territorio natio e da allora Adrano non ebbe più notizie di questo suo santo figlio. Gli Adornesi, molto probabilmente per tradizione tramandata da padre in figlio, si ricordavano vaga-mente di quel giovane che era sfuggito alle nozze, quando (dopo il 1657) vennero a conoscenza dell’opera del padre gesuita Ottavio Caietano, “Vitae Sanctorum Siculorum”. Quando l’opera del Caietano arrivò in Adernò, il culto e la devozione al Nostro Concittadino ebbe un grande sviluppo. Nell’anno 1670, con decreto del vescovo di Catania Michelangelo Bonadies del 7 agosto, a spese del popolo adornese e di Natalizio Gualtieri, fu innalzato un tempio in onore del Politi, nel luogo dove la tradi-zione tramandava essere stata la sua casa nativa. Sempre a spese di Natalizio Gualtieri viene plasmato il primo simulacro e viene posto alla venerazione dei fedeli. Ventisei anni dopo, il 25 giugno1696, con atto pubblico, rogato dal notaio Pietro Anastasio, gli Adornesi eleggono il Santo a loro protettore e compatrono assieme a San Vincenzo. A questo periodo risalgono i primi documenti adraniti, che testimoniano dei tentativi fatti per avere qualche reliquia. Nel novembre del 1674, il barone Giuseppe Spitaleri di Muglia si reca in pellegrinaggio nella terra di Alcara Li Fusi per rendere omaggio al Santo, e nel contempo chiedere qualche reliquia da venerare in Adra-no. Rimase stupito nel vedersi negare tale richiesta dai notabili di quella città. In quei giorni egli fu ospite dei cappuccini di Alcara, dove si conservava il libro (trentasei fogli di pergamena con preghiere scritte in greco e considerati dagli storici tra i più antichi documenti medievali), che fu trovato in mano al Santo quando spirò. Lo Spitaleri chiese al priore del convento, padre Antonio da Alì, di mostrargli quei fogli, per venerarli come reliquie. Tanta fu la commozione quando li ebbe davanti agli occhi, che con ardore indicibile chiese al padre priore di esaudire il desiderio degli Adornesi, cioè quello di avere delle reliquie del Santo. Il priore, commosso per tali insistenze, prese diciotto fogli di quelle pergamene e li diede di nascosto al barone Spitaleri, sistemando i restanti fogli in modo da nascondere la mancanza. Di quei diciotto fogli, oggi solo otto fogli e mezzo si trovano custoditi scrupolosamente nella Chiesa Madre di Adrano, in un reliquiario realizzato a spese del prev. Salvatore Petronio Russo e del fratello Gio-vanni. I restanti nove fogli e mezzo delle preziose pergamene, sotto pretesto di devozione, sono stati sottratti dai precedenti gestori, rettori, o cappellani: due fogli sono stati dati alla baronessa Da. Francesca Ciancio Gualtieri, nata Romeo; altri fogli, che si dispersero, furono visti in casa del defunto notar Salvatore Galizia; altri due fogli furono sottratti da D. Nicolò Guzzardi Morabito; un altro foglio ebbe il canonico Rosario Pic-cione, che a piccoli brandelli distribuì ai fedeli per devozione. Le pergamene furono autenticate (vedi ap-pendice pag. 252) il 15-4-1709 da don Andrea Riggio vescovo di Catania, trovandosi in Adernò. Con atto pubblico del notaro Giovanni Morabito di Adernò – Il 12 marzo – 5a indizione 1742, il nostro Santo Concittadino venne riproclamato “Patrono di Adernò”. Nella seconda metà del 1700, il sacerdote, ex agostiniano, don Giuseppe Vinci si trovava al vescovado di Messina, nei giorni in cui in Adernò ricorreva la festa del Santo. La sorella del vescovo, mons. Carrasa, visto l’ardente desiderio del sacerdote di onorare il Santo, gli confidò di avere di lui una reliquia: la espose alla sua venerazione; il Vinci la baciò, ed insistette affinché la religiosa (terziaria francescana) concedesse la reliquia ad Adernò. Vista la grande devozione del sacerdote, la suora cedette la Sacra Reliquia (un pezzetto di osso). Un evento importante successe nel 1750: in quest’anno il barone delle Destre da Troina, trovatosi di passaggio da Adrano, cadde gravemente ammalato. Dopo aver pregato il Santo, fu guarito istantaneamente: per questo, egli fece erigere in Adrano un monumento al Santo.

 

          vuoi approfondire la vera storia per riportare le reliquie ad Adrano .. leggi il libro o contatta l'autore Alì Santo                      


 

 

Testi tratti dal libro di

 Santo Ali

Visitate il sito più completo su San Nicolò Politi

www.sannicolapoliti.it