Simone Ronsisvalle
Simone Ronsisvalle nacque a S. Maria di Licodia il
28 ottobre 1879. Sappiamo poco della sua infanzia e
lo ritroviamo, adolescente a Catania a frequentare,
come osservatore, la bottega di uno scultore in
legno per perfezionare la sua tecnica, che aveva
appreso pressoché da autodidatta.
A ventitrè anni, tornato a S. Maria di Licodia, si
sposò con una cugina, Giuseppina Ronsisvalle, e nel
1904 gli nacque il figlio Luigi, che sarà seguito,
nel tempo, da ben cinque sorelle. Successivamente,
con la famiglia, si trasferì a Malta, dove rimase
poco tempo. Da lì andò in Tripolitania e, quindi, in
Tunisia.
Subito dopo la prima guerra mondiale, venne ad
abitare definitivamente in Adrano, dove aprì la sua
bottega.
La stima acquistata con i suoi lavori, realizzati
per Adrano e Bronte, lo portarono a dirigere, nelle
due cittadine, due scuole di disegno, in cui con la
sua azione educativa seppe suscitare entusiasmo e
una zelante applicazione in tanti giovani
allievi.Morì ad Adrano il 28 ottobre del 1960,
mentre quel tipo di attività, la scultura
ornamentale, alla quale egli aveva dedicato la
propria vita, sembrava spegnersi insieme a lui.
Il Dono di Simone Ronsisvalle
La Bottega
Quando si stabilisce in Adrano, allora Adernò,
Simone RonsisvaIle è sui quarant'anni al culmine
della maturità fisica IntelIettuale ed emotiva:
infatti, ha girovagato, prima, per il Mediterraneo -
Malta, Tripolitania, Tunisia - spinto dalla
necessità di guadagnare e forse ancora di più dalla
naturale irrequietezza, ma avendo accanto a sè la
moglie Giuseppina i e il figlioletto Luigi e dando a
profusione stupende prove di quanto la sua
immaginazione e le sue mani sapessero far fiorire
dalla materia, e ha partecipato, poi, alla Grande
Guerra.
Desidera ora fermarsi definitivamente e apre
bottega, perché non è arrivato da solo, ma ha una
numerosa Famiglia da mantenere: la moglie e il
figlio Luigi, nonchè quattro figlie, nate in luoghi
diversi (la quinta figlia nascerà proprio in
Adrano).
Deve darsi subito da fare, per farsi conoscere, e la
sua bottega diventa ben presto un punto di ritrovo e
di riferimento per tutti quegli artigiani che si
occupano di falegnameria. Vanno numerosi, qualcunco
covando il proposito di carpire il segreto dell'arte
del "nostro", per poi fare da sè.
Apparentemente, non c'è nessun segreto. Sotto i
propri occhi, attenti, con incredibile rapidità, da
un pannello di legno e dalle abili mani del
Ronsisvalle vedono fiorire le volute, il rosone, la
grottesca, tutti quei motivi ornamentali che dal
Rinascimento, al Barocco, al Rococò erano giunti
indenni al Novecento e, anzi, vivevano di nuova
freschezza, rapiti da quelle linee sinuose e
scattanti che somigliavano tanto a un colpo di
frusta.
Restano ammirati e conquistati e cominciano a
chiedere la collaborazione del Ronsisvalle, per
abbellire i propri lavori.
Va chiarito subito che il Ronsisvalle non si
occupava di falegnameria, ma di scultura decorativa,
solo che la sua decorazione non era in alcun modo
subordinata all'opera del falegname, se si
accettuano, ovviamente, le misure e la Collocazione
dei pannelli e la destinazione (l'uso pratico) del
manufatto, di cui, comunque, costituiva la parte
eletta, e non quella accessoria, la gemma fulgente,
che rendeva bello e importante tutto il lavoro.
Interamente del Ronsisvalle erano, invece, certi
manufatti in cui strutture portanti e decorazioni
coincidevano, come, ad esempio, le cornici, le
"giardiniere", le "angoliere", le zineffe, ecc.
Furono, quindi, gli ebanisti, come si diceva, a
chiedere al Ronsisvalle le parti decorative dei loro
mobili (fossero camere da letto, sale da pranzo,
studi, porte o portoni); poi, sparsasi la voce,
furono i committenti stessi a pretendere che ciò
avvenisse, anzi qualcuno andava personalmente nella
bottega di don Simone a vedergliele eseguire,
pregustando, compiaciuto, il figurone che avrebbe
fatto e l'invidia che avrebbe suscitato negli
amici...
Ronsisvalle, del resto, aveva una perfetta
consapevolezza del valore di ciò che faceva e le sue
prestazioni non dovevano, certo, essere a buon
mercato, se si verificavano casi (come quello che
abbiamo appreso) di commissione al falegname di
porte recanti nella parte anteriore sculture del
Ronsisvalle e in quella posteriore sculture di altri
autori, ritenute di minor pregioi: come a dire il
recto e il verso.
L'ARCHIVIO DELLA MATRICE
Nel volgere di qualche anno (siamo alla metà degli
anni Venti), il Ronsisvalle stringe amicizia con le
personalità più interessanti di quel periodo, quali
il pittore Giuseppe Guzzardi, l'archeologo reverendo
Salvatore Petronio Russo e il musicista prevosto
Pietro Branchina, e si afferma, definitivamente come
scultore in legno, tanto da ricevere l'incarico
dell'esecuzione della parte decorativa del cantiere
più notevole del tempo, nel campo dell'ebanisteria,
che ci fosse in Adrano, cioè gli scaffali
dell'archivio della Matrice.
E' solo sull'archivio e sul tabernacolo della
Cappella del Sacro Cuore della Matrice che abbiamo
notizie scritte contemporanee all'attività del
Ronsisvalle; per il resto, la ricostruzione del
"corpus" delle opere del "nostro" si è basata,
essenzialmente, su testimonianze orali e, in qualche
raro caso, su opere firmate o sull'attribuzione di
determinati lavori in seguito a un'accurata analisi
stilistica.
Il prevosto Pietro Branchina, con una inesattezza e
in un punto con poca chiarezza, scrive: "Gli
scaffali, in trenta pricipali divisioni esterne (in
realtà sono 29, n.d.r.) e 180 suddivisioni
interne... costarono la paziente fatica di circa tre
anni di lavoro al nostro ottimo ebanista il sign.
Michelangelo Inserilli, su disegno da lui medesimo
ideato... L'Inserilli ebbe a compagno nel rilievo
dei disegni (i disegni di chi? Il Ronsisvalle non
eseguiva sculture su disegni altrui, n.d.r.) il
bravo scultore in legno il sign. Ronsisvalle Simone
di S. Maria di Licodia. Anche costui ha mostrato la
sua valentia su tale genere di lavoro e merita
speciale lode per lo scudo che trovasi sulla parte
interna dell'ingresso, nel quale ha scolpito, con
linee finissime, la Titolare della Chiesa Madre,
cioè la Vergine Assunta".
Sempre il prevosto Branchina in un suo manoscritto a
pag. 37 scrive: "Il 20.5.1927 tutti gli scaffali del
nuovo archivio furono completati e messi a posto..."
L'occasione è stata anche documentata da una foto di
gruppo (eseguita durante la festa d'inaugurazione),
che ritrae l'Inzerilli con i suoi aiutanti e don
Simone Ronsisvalle con il figlio Luigi.
Sia detto, per inciso, che la presenza di Luigi
Ronsisvalle nella fotografia non è casuale, poiché
il giovane collaborava già a tempo pieno con il
padre, come, del resto, avrebbe sempre fatto.
Una minuziosa descrizione dell'archivio si rende
necessaria, per capirne tutta la bellezza.
Gli scaffali occupano interamente un vano di forma
rettangolare e costituiscono un "continuum",
considerata anche la porta d'ingresso, poiché essa è
sormontata dall'edicola dell'Assunta ad essi
strettamente collegata. C'è un'unica interruzione,
al centro della parete dì destra, dove una porta,
che dà su un balconcino, costituisce la sola fonte
di luce naturale. Una lunghissima scrivania con i
lati corti semicircolari occupa il centro del vano.
Ogni divisione esterna degli scaffali è suddivisa in
due sportelli da una cornice, poco aggettante, che
corre lungo tutta la scaffalatura; ogni sportello è
costituito da un telaio principale all'interno deI
quale un secondo telaio dà origine a dei riquadri,
di vario formato, chiusi da vetri del tipo "quattro
punte" di colore giallino, tranne quello centrale in
cui è inserito un pannello scolpito; un fregio
sovrasta ogni sportello superiore, sormontato a sua
volta da una cornice, anch'essa poco aggettante, e,
infine, da un pennacchio che sostiene una lineare
balaustra.
Le decorazioni del Ronsisvalle sono costituite da
motivi floreali in cui la linea, di una liquida
freschezza, crea effetti di bidimensionalità su un
fondo così finemente martellato da dare quasi
l'impressione del vetro.
Il ripetersi della struttura di ogni divisione
esterna, però, non genera monotonia, bensì ritmo, a
cui l'incrociarsi delle linee rette, la varietà dei
materiali e dei colori, lo scarso aggetto delle
parti sporgenti conferiscono un'estrema leggerezza.
Anche la scrivania, pur se massiccia, è ritmata dal
ripetersi dei fregi ornamentali (ripresi dagli
scaffali) e lascia scivolare lo sguardo grazie ai
lati corti arrotondati.
Infine, neI suo "scudo", l'Assunta, dal solido corpo
a forma di clessidra, viene come rapita in alto dai
vortici del mantello e dalle nuvole popolate di
angeli.
L'archivio è uno sconosciuto capolavoro del Liberty
più maturo. Come in tutto l'Art Nouveau, le
superfici, lievemente modulate, tendono a
circoscrivere uno spazio interno, per lasciare la
libera fruizione di quello esterno, contrariamente
al Barocco, che modellava "tutto" lo spazio; la
simmetria delle singole parti viene elusa, ma con
molto senso della misura, dalla asimmetria (uno
degli elementi caratterizzanti dell'Art Nouveau)
dell'insieme: infatti, di fronte alla porta
d'ingresso una "divisione esterna" è in realtà non
uno scaffale, ma una porta, allo scopo di evitare la
perfetta simmetria che la realizzazione di una porta
a vista avrebbe comportato; anche le delicate
decorazioni del Ronsisvalle, perfettamente intonate
al contesto architettonico, sono ben lontane da
tutti gli eccessi del "floreale".
L'archivio, ne l1997, ha compiuto settant'anni e
necessita di qualche piccolo restauro; inoltre, il
vano andrebbe liberato da tutti gli elementi non
pertinenti, come quei quattro enormi divani, stonati
in questo luogo per forma e colore,... anche se
utili per sedervisi, e tanto ingombranti da impedire
quasi del tutto la visione, nonché la funzione,
della parte inferiore degli scaffali.
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