Monastero Santa Lucia

La Chiesa, con annesso monastero, è da considerarsi uno dei monumenti architettonici più importanti di Adrano, Fu fatta edificare nel 1150, per volontà della Contessa Adelasia, nipote del Gran Conte Ruggero D'Altavilla. Questa nobile dama decise di dedicare la Chiesetta a Santa Lucia e la pose sotto la protezione del Patriarca d'occidente San Benedetto. La fondatrice nel suo testamento pose una condizione: le monache dovevano ospitare e mantenere "dodici donzelle vergini".

Il primo edificio sorse accanto alla vetusta Chiesa di Santa Lucia la Vetere in località Maria SS. delle Salette, citata come "Extra-Moenia". Essa venne inaugurata il 15/5/1158 da Monsignor Giovanni Barese, ed ebbe come prima madre badessa Suor Ula. L'atto notarile convalidato da Ruggero II, primo sovrano normanno di Sicilia, fu poi riconfermato nel 1164 da Re gugliemo, dai Re Svevi Arrigo VI, Federico II, Corrado e Manfredi e successivamente da sovrani iberici.

Il monastero, però, si rivelò abbastanza angusto ed anche un pò fuori mano, per cui le monache e le donzelle si trasferirono provvisoriamente nel palazzo situato nel cortile Grimaldi (accanto Chiesa di S. Pietro). Nel 1451 venivano gettate le basi del nuovo monastero nella zona "Piano delle Rose" (oggi via Roma), la costruzione venne portata a termine dopo 124 anni, cioè nel 1596.

L'imponente edificio fu progettato da un ingegnere di Gangi, e potè ospitare un maggior numero di suore benedettine e di donzelle. L'architettura originaria non fu portata a termine, anzi, per varie vicissitudini storiche fu sospesa e ripresa nei secoli successivi, subendo metamorfosi di strutturazione. A causa del terremoto del 1693 andò distrutto, ma nei primi anni del secolo successivo (1775) fu ricostruito e restaurato come lo vediamo oggi.

Nel nostro secolo, purtroppo la monumentale Chiesa ha subito due ingiustificate deturpazioni: in età fascista, per volere del podestà Agatino Chiavaro, nel prospetto centrale fu installato un antiestetico orologio, per cui successivamente è stato necessario otturare la finestra centrale della loggetta, falsandone l'architettura e danneggiandone la bellezza.

negli anni post-bellici, nell'interno della Chiesa al posto delle meravigliose mattonelle bicromatiche in giallo-verde, nel pavimento sono stati installati lastroni di grigio marmo, vera distonia con l'oro zecchino che abbonda nella cortina dell'altare maggiore e che riveste gran parte degli stucchi nelle pareti e e nella cupola della Chiesa.

Il complesso monumentale di Santa Lucia si snoda lungo tutto il corso della via Roma e si compone di più parti delle quali due risaltano per bellezza ed importanza: La Chiesa e l'omonimo convento, che l'affaccia sui due lati. La Chiesa ha una facciata a tre ordini, fiancheggiata da due campanili con cupole quadrangolari. Sono realizzati in pietra lavica e qualche inserimento di pietra bianca. Al centro del primo ordine è inserito il portale di ingresso, realizzato con una coppia di colonne binate poste su di un piedistallo, e sormontate da un timpano spezzato su cui siedono due statue di angeli in marmo. Una coppia di paraste su fondo di pietra bianca stacca la parte laterale; questa delimitata da due paraste contiene una piccola finestra di forma rettangolare realizzata in pietra bianca e un'altra ovale in pietra lavica.

Nel secondo ordine un finestrone sormontato da un timpano è posto nella parte centrale, mentre due finte finestre con timpano curvilineo sono poste nella parte laterale. Queste finestre, così come i capitelli corinzi sopra le lesene, sono realizzate in pietra bianca. Il terzo ordine è costituito da due campanili collegati dalla balconata centrale. Questa è divisa in tre campi da sei paraste.

La Chiesa di Santa Lucia è composta da un'unica navata di cantoria (in stile rococò), e dall'abside di forma quadrangolare con gli angoli smussati. Nell'ingresso, voltato con una crociera a sesto ribassato, trova posto il fonte battesimale. Nella navata si trovano 4 altari, due per lato, sono divisi tra loro dall'ingresso e dall'abside da 12 paraste che costituiscono il primo ordine. Sul secondo ordine trovano posto 4 grandi finestre, in corrispondenza degli altari, mentre le specchiature fra le paraste sono affrescate da dipinti di autori, quali il D'Anna, Sozzi, Rapisardi. Il tutto è sormontato da una cupola a base ellittica, al centro della quale è posto un medaglione affrescato su cui si rompono i costoloni spiccati in corrispondenza delle paraste.

L'abside, in cui fa spicco l'altare maggiore riccamente decorato, è voltato con una cupola. L'interno della Chiesa presenta nella sua magnificenza affreschi, fregi, stucchi e marmi di gran livello e rappresenta un autentico scrigno d'arte e di artigianato siciliano.

La volta appare decorata con stucchi di classica architettura e dorature in oro zecchino e affreschi di pittori famosi. Importante, dal lato artistico, è anche la sontuosissima cortina, capolavoro che adorna l'altare maggiore ricamata in oro e seta; opere che furono realizzate nel 1700. L'unica scultura in marmo, nella settecentesca Chiesa benedettina, è il paliotto dell'altare maggiore. Anche se la Chiesa, come architettura, è stata definitivamente edificata nella seconda metà del '700, come storicizza un'epigrafe posta all'ingresso, sulla destra, il paliotto è certamente una scultura dell'età precedente, commissionata probabilmente durante i lunghi anni intercorsi dall'inizio dei lavori al loro completamento. Il paliotto, composto da due lastroni, rappresenta "l'ultima cena" con una composizione di personaggi e di ambiente che risente di tecniche di pittori e scultori di anni e di scuole precedenti.

Al centro della lunga tavola domina la figura di Gesù Cristo, mentre gli apostoli sono simmetricamente raggruppati a tre per gruppo. Assieme al paliotto dell'altare maggiore una piccola icona bizantina, che rappresenta il volto di Cristo (richiama la tela della Veronica), costituisce l'oggetto più antico fino ad oggi noto della Chiesa di Santa Lucia.

La costruzione della Chiesa è testimoniata dalle varie epigrafi che si trovano all'interno di essa. Una è posta in alto, al centro dell'arco davanti all'abside, reca la data del 1773 e accenna alla definitiva sistemazione del monastero e della Chiesa per le suore benedettine; un'altra del 1775 descrive la fine dei lavori e la sua inaugurazione. L'ultima epigrafe cronologica si trova nel salone del refettorio datata 1778, vi si leggono i nomi dell'arcivescovo Deodato Moncada, della Madre Badessa e delle suore "cellerarie". L'epigrafe in stucco dorato è un grande stemma, e si riferisce all'inaugurazione ufficiale del refettorio.

 

 


Antica immagine del  Santuario dal giardino della Vittoria