Chiesa e convento di Santa Maria di Gesù o di San Francesco
Il convento dei Frati Minori degli osservanti
Zoccolanti di Santa Maria di Gesù comunemente detto
di S. Francesco in Adrano, fu fondato nella seconda
metà del secolo XV. Circa la sua fondazione ci sono
tutt'oggi pareri contrastanti; l'ipotesi cui si dà
più credito è quella dello storico Rocco Pirro.
Secondo questa ipotesi nel 1432 un discepolo del
Beato Matteo di Girgenti, proveniente da
Caltanissetta dove esisteva già un convento della
regola dell'Osservanza, insieme ad altri fraticelli
venne in Adernò, che apparteneva allora a Guglielmo
Raimondo Moncada cugino di Antonio I Moncada Conte
di Caltanissetta. Quindi giunto, piantò con l'aiuto
della Contissella Moncada, la sua croce di legno nel
piano a sinistra della casa dei Cavalieri di
Gerusalemme, in contrada San Giovanni. Egli vi pose
la sua prima capelletta, costruendo attorno pagliai
per i suoi fraticelli.
Qualche secolo dopo, grazie al lascito della
Contessa Stefania Esfar, moglie di Antonio I Conte
di Caltanissetta , i fraticelli poterono costruirsi
una nuova Chiesa e gettare le fondamenta del loro
convento e, dopo circa cento anni la costruzione
venne ultimata; i frati veneravano nella loro Chiesa
una Madonna di origine Catalana detta "Santa Maria
di Monserrato".
Intorno all'anno 1612, essendo vicerè in Sicilia
Filippo III Moncada e Aragona (1585-1631) il Vescovo
Monsignore Ludovico Contrizerio di Cartagine,
consacrò e benedisse il convento, lasciando in dono
le insigne reliquie del legno della Santa Croce e
della "Sacra Spina" del nostro Signore.
Il convento in quel periodo ospitava una ventina di
frati, sacerdoti e conversi sotto la guida di un
padre guardiano.
Le migliori famiglie adornesi, quali i Maiorca, i
Ventimiglia, i Sanfilippo, i Gualtieri ecc.,
ambivano di avere le loro sepolture sotto le pedane
degli altari della Chiesa di San Francesco, che nei
primi dell'800 conteneva circa venti sepolture tra
comuni e familiari, come sta a testimoniare il
mausoleo di marmo posto all'entrata della Chiesa,
proprio della famiglia Maiorca. In quel periodo il
convento aveva un reddito annuale; tra legati di S.
Messe ed elemosine in media ogni anno si
raccoglievano onze 336 per nutrizimento, onze 15 per
cera e onze 33 per il vestiario.
Il convento possedeva una ricca biblioteca, oggi
andata tutta dispersa, e gestiva una scuola per i
novizi.
Nell'anno 1818 il convento venne molto danneggiato
dal sisma, ma ben presto (1819) fu ricostruito
insieme alla Chiesa, che fu rifatta quasi
completamente. In seguito alle leggi soppressive
quasi tutti i locali e le terre del convento
passarono al comune mentre la Chiesa rimase aperta
al culto.
La Chiesa di San Francesco è posta a fondale della
piazza, che prende il nome della Chiesa stessa, ed è
strettamente connessa al corpo dell'ex convento.
Prima del 1600 gli ingressi della Chiesa e del
convento erano posti a ponente dell'abitato, cioè
nella parte ove adesso si trova l'abside,
In seguito ad un terremoto che fece crollare alcune
parti della Chiesa, i frati invertirono gli ingressi
portandoli ad oriente dell'abitato della città. La
data di questo cambiamento è riportata al centro
dell'arco di pietra lavica del portone d'ingresso
dell'ex convento. Il portale d'ingresso, con il
basamento in pietra lavica e le modanature in
stucco, è di gusto neoclassico. Due coppie di
paraste chiudono la facciata e sorreggono la
trabeazione conclusiva ai cui estremi sono poste due
anfore e dalle quali si diparte un elemento
decorativo a forma di parentesi graffa che ha il
compito di nascondere la fine del tetto a campana.
Un piccolo campanile con cupola sferica arabesca
sorge sulla parte sinistra di chi guarda.
La Chiesa è a navata unica con l'abside astradossata
e con copertura a semicupola, essa è riccamente
decorata di magnifici stucchi di Giuseppe Ahile.
L'interno della navata ha la volta con una botte
lunettata.
Addossata alla Chiesa di San Francesco sul lato nord
esiste uan torre detta "Torre Dionigiana, o
Ciclopica", d'età greca. Essa presente la stessa
tecnica lavorativa delle Mura, tant'è vero che i
blocchi ben squadrati sono collocati a secco. I
primi frati adibirono l'interno della Torre a
cappella dedicata al "Crocifisso".
Ancora oggi nell'interno si intravedono resti di
intonaco affrescato e piccole nicchie, che dovevano
servire per posare la lampada ad olio o arredi
sacri.