Maria SS. della Catena o Santa Maria ad Nives
La fondazione di questa Chiesa, di patronato del comune fino al 1929, anno in cui passò alla Chiesa, si deve alle donazioni del principe Francesco II Moncada (1752-1592).
Riparata per due volte a pubbliche spese, e come afferma il Sangiorgio Mazza, l'ultima eseguita dal 1803 al 1806; quindi è apocrifa la descrizione dello stemma dell'arco maggiore del portale d'ingresso.
La Chiesa aveva, fra le doti assegnate, le cave per l'estrazione della neve, il cui ricavato veniva dato alla Chiesa per solennizzare la festa della Madonna della Catena o della neve, la gabella del "Cereo" e quella dei "3 piccoli"
L'imposta del Cero, detto volgarmente "giglio", gravava sui borghesi, padroni di greggi, mugnai, ortolani, fabbri e venditori di annona.
E' ignota l'origine di tale dazio, ma si suppone che ciò sia stato introdotto per una specie di volontaria contribuzione dei dette classi di persone per rinnovare annualmente il rispettivo Cero, obbligati ad offrirlo nella festa del 5 agosto dedicata alla Madonna della Catena, festa che si celebrava con distribuzione di dolci, sacre rappresentazioni e rinomate cavalcate.
La civica gabella dei 3 piccoli pesava sui venditori di grano, che conservavano di loro volontà per ogni tarì di pane, o di foraggi venduti nelle pubbliche piazze.
Le spontanee offerte di questi venditori contribuirono per l'edificazione del teatro comunale. Malgrado ciò la Chiesa non fu privata di una congrua rendita, quantunque non si trovasse più in quel splendore, che in ogni anno destavano le pompe del mondano lusso e i divertimenti profani con le rappresentazioni teatrali sacre.
Le deliberazioni del Consiglio Civico dell'anno 1815, assegnarono once cento annuali in sostegno del sacro culto, delle feste di Pasqua e di N.S. ad Nives.
Se ne affidò l'amministrazione ad un rettore nominato dal sindaco, che allo stesso dava il resoconto per le spese relative alla Chiesa.
Pregevole è la statua della Madonna. La scultura in marmo, vivacemente colorata, è opera pregevolissima di Antonello Gagini della "Madonna della Catena", alla quale si sono offerti preziosi "ex-voto", in gran parte di metallo prezioso, da parte dei devoti per "grazia ricevuta", oppure nella speranza di ottenere l'intervento di Maria per superare momenti difficili.
La statua è stata portata in processione per le vie cittadine fino alla prima metà del secolo scorso;rimasta illesa dai bombardamenti aerei e di artiglieria durante l'ultimo conflitto mondiale (che causarono l'intero crollo del soffitto della Chiesa, danneggiando anche il prospetto), è rimasta nella sua Chiesa per merito del Reverendo Fortunato Mangano, che si oppose alle autorità nazionali, le quali avevano deciso di portare fuori Adrano la preziosa scultura ganginesca (il reverendo Mangano si oppose anche al comando delle truppe alleate, che volevano rimuovere dalla Chiesa in rovina e da Adrano il simulacro mariano).
Intorno alla statua esiste un fitto mistero: non si sa dove questa è stata scolpita, né il nome di chi è stato il committente, né perché essa è stata posta in questa Chiesa, nè se la stessa sia stata edificata in onore della scultura del Gagini, infatti molti Adraniti la denominano ancora "Chieda della Madonna delle Nevi". Un'epigrafe della prima metà del '600 conservata nel castello normanno, con la parola Maria SS. Della Catena) documenta che la piccola Chiesa era già stata consacrata, celebrando altresì la scultura ganinesca.
una grande corona di dieci piccole stelle circonda il capo di Maria; una corona d'oro sta sul capo e su quello del Figlio (a forma di raggiera); bellissimo è il drappeggio della veste, sorretto in alto con la mano sinistra, mentre dal braccio destro pende una lunga Catena; contrasta armoniosamente il colore blu del mantello con quello chiaro della veste. La base ottagonale, è decorata con rilievi circa episodi miracolosi attribuibili alla Madonna, i cui piedi calpestano un serpente.
Il 5 agosto è consacrato in Adrano alla "Madonna della Catena": il pellegrinaggio si ripete (una volta a piedi scalzi) dai centri vicini (centuripre, Bronte, Regalbuto, Biancavilla, Agira, Maletto) devotamente nella piccola Chiesa, che in onore della Chiesa da anni ha dato il nome alla via (Via Catena).
Il pellegrinaggio si ripete da secoli, dagli anni della "Contea di Adrano" i cui signori furono del "Casato Moncada", una fra le più insigni famiglie aristocratiche delle dominazione aragonese.
Il motivo? a questa domanda la risposta è semplice! E' stato ed è vivo il culto per la statua marmorea esposta sull'altare maggiore della piccola Chiesa mononavata, edificata nei pressi del MURO/URBICO - EST DI ADRANON, di cui rimangono grossi blocchi basaltici nel cortiletto.
La Chiesa si affaccia su un incrocio di via Catena sulla via San Pietro e mostra il fianco, concluso dal campanile, alla piazza San Francesco.
Il prospetto principale chiuso da due alte paraste in pietra lavica è concluso in alto da una fascia sottilissima che lascia "sfuggire" il campo dell'intonato spezzato in basso dal portale d'ingresso. Questo, poggiato su di un piano rialzato rispetto al livello stradale, è costituito da una coppia di colonne corinzie intarsiate alla base e sormontate da una ricca trabeazione con timpano spezzato.
Uno stemma posto al centro della trabeazione è un intarsio, quasi un merletto, al di sopra di esso rendono ancora più ricco il già pregevole portale.
Il fianco concluso dal campanile a tre piani mostra tre semplici bucature ed il portale in stucco che costituiscono gli elementi caratterizzanti campo d'intonaco. Il campanile è delimitato da tre lesene in pietra lavica sino al secondo piano ed intonacato al terzo.
E' sormontato da una cupola ed inglobato per due lati nel corpo della Chiesa.
All'interno la navata è coperta da una volta a botte lunettata e l'abside è voltata con una semicupola.
Recenti opere di restauro hanno dato alla luce una cantoria in cemento armato ed un lucido pavimento in travertino con fasce centrale in marmo rosso S. Agata così come la zoccolature.
La copertura, probabilmente rifatta recentemente, è a capanna con tegole curve.
tratta da: Adrano - Prog. ex. art. 23 Coop. I.S.COP