Bosco di Pratofiorito
Premessa
Era il plenilunio di un mese d’agosto di parecchi anni
addietro quando un amico mi ha parlato di questa
fattoria, sistemata in una grande “dagala” etnea da anni
in stato di completo abbandono, la quale lo aveva tanto
affascinato da propormi, per subito, una
escursione notturna.
La luna con il suo chiarore
argenteo illuminava l’imponente fabbricato proiettando
l’ombra sul grande spaizzale; un religioso silenzio
avvolgeva il tutto, rotto di tanto in tanto dal nostro
sommesso parlare.
Ci siamo avviati lungo la strabella
che tagliava il fondo rustico fino ad arrivare sotto a
due monti, i quali, anche se era notte, si presentavano
intensamente coperti di vegetaione.
Così una breve, ma inaspettata
visita, mi ha poratao ad una interessante ricerca su
questa zona della nostra pineta.
BOSCO di CENTORBI
MASSERIA di PRATO FIORITO
La ricerca prende lo spunto dalla
omonima Masseria, che, dopo una fiorente e opulenta
attività agricola negli ultimi decenni del secolo XIX e
nella prima parte del 1900, alla fine della seconda
guerra mondiale è stata del tutto abbandonata e solo da
pochi anni con i nuovi proprietari “Coltivatori Riuniti
– Azienda Agricola a Coltivazione Biologica –“ si trova
in avanzata fase di restauro finalizzato a creare
colture biologiche con annesse attività di agroturismo.
Ma
prima di entrare nei dettagli, ritorna opportuno rifare,
per sommi capi, la storia dei boschi di Adrano.
Le zone occidentali etnee, salvo
poche estensioni di terreni, erano di proprietà del
Principe di Paternò e coperte da fitta vegetazione.
Una classificazione dei Boschi
dell'Etna si ricava da una relazione di Salvatore
Scuderi, membro dell'Accademia Gioenia di Catania,
tenuta in tre sedute nel 1825, nella quale , dopo una
premessa nella quale viene introdotto l'argomento,
relativamente al Bosco di Adernò e Biancavilla, si
legge: "Egli è questo per avventura uno dei migliori e dei più rari boschi
della regione selvosa, ove si mira all'estensione del
suo suolo, alla quantità e varietà dei suoi alberi, alla
sua vigorosa e florida vegetazione: Perciocché, toccando
per ovest il confine del bosco di Bronte, e per est
quello di Paternò, percorre in lunghezza uno spazio di
miglia otto, e dilatandosi fino alla terza regione per
nord, ed a vigneti della regione piemontese per sud,
segna una linea di cinque miglia. E in così vasto spazio
sorgono di tratto in tratto molti estinti vulcani, che
vuoto alcun o menomazione non cagionano all'integrità di
quelle foltissime selve, coverte come sono di più
maniere di alberi, da cima a piede. Onde non è da
meravigliare se possono in esse noverasi 397.120 pini
selvatici, 154.228 querci ed elci, e 6845 faggi: il che
non è al certo frequente nelle altre selve dell'Etna.
Ora, se la superficie di quel suolo scemata, direi
quasi, non fosse dalle lave, ben più copiosa produzione
darebbe; sentoché i terreni superstiti, accogliendo fra
le ghiaje e le ceneri vulcaniche molti elementi di
argilla, e, che più importa, molte sostanze in stato di
decomposizione, in sommo grado idonei riescono alla
fecondazione delle piante. Ma perché più distinta
contezza se ne abbia, egli è d'uopo avvertire, che ne
quella superficie estesa salme 3843 è da distribuirsi
come segue:
Lave
Salme 1124.
Terreno senza alberi
Salm. 457.
" a querci ed elci
Salm. 1062.
" a pini
selvatici
Salm. 1150.
" a
faggi
Salm. 50.
Totale
Salm.
3843.
Gli abitanti sì di Adernò, che di Biancavilla van tuttodì in questo
bosco, onde quei diritti di uso esercitarvi, che cennato
abbiamo per gli altri boschi in pro di altri municipi.
Costoro han con particolar nome significato alcune parti
di esso, com'è a dire: Ruvolita, PAOLOFIORITO Feliciusa,
Pirainita, Pinita, ed altri. Poca è poi la distanza da
esso bosco a' mentovati comuni; ma molta, e da miglia
venti in venticinque, fino al mare: Né proprietario il
Pricipe di Paternò.
Altre notizie si possono ricavare
da quanto riportato da Giovanni Sangiorgio Mazza nella
"Storia di Adernò" (1820), il quale, a pag.279, dice:
Otre l'Etna, fra
gli alti monti vi sono: il Fontanelli, il Salicio, Il
Colombo, il Frumento, il Vitolli, l'Arveni, Bocca di
Fuoco, Pumicia, Intralio, Gallobianco, Gioco, (San)
Giuseppe, Minardo, Alto e il Peloso. Tutti questi monti
sono selvosi, alberati, cioè di querce, elci, pioppi,
volgarmente detti albanelli, e di una sorprendente
estensione di alti pini. Nella contrada, cosi detta
della Stagliata vi è il Castagneto del Barone D.
Filadelfio Ciancio, di cui abbiamo altrove fatte parole.
L'ordine, l'altezza, e la rettitudine de' grandi fusti
di questi alberi, la cui verzura non permette che il
raggio solare penetri quel delizioso suolo in tempo d'està,
non che la vista del mare di Catania, che si scopre come
fosse vicino, e la vaghezza dell'esteso e variato
orizzonte lo rendono come oggetto d'ammirazione. Tutte
queste terre sono atte al pascolo, escluse quelle
coperte di viva lava.
Un'altra descrizione dei boschi
della Contea di Adernò si ha in un estratto di un
verbale di pignoramento dei boschi appartenenti agli
Eredi del Principe di Paternò del ventotto aprile
1800trentaquattro, nel quale viene citatato il Bosco di
Paolo Fiorito.
In esso si legge:
" Le terre che compongono il bosco della Contea di
Adernò, Biancavilla e Centorbi sono della estensione di
salme quattromiladuecento circa di cielo e campio della
legale misura delle quali ve ne sono salme 2800 circa
scairose, e salme 1400 circa fra terre boschive, coperte
di alberi di zappini, ilici, e quercie, ruvoli e pochi
faggi, terre di pascolo e piccola parte di terre nello
stato di coltura. Dette terre boschive vengono divise in
diversi membri, che si denominano a principiare di
levante e finire in quella di tramontana così Ruvolo
Grosso, Forcato, Guzzolita, Praiuita, Filiciusa, Edera,
Timpone, Sciare, Turchino, Intralio, PAOLO FIORITO,
Nespola, tavola di Monte Minardo. Su dette terre
boschive i singoli dei Comuni Adernò, Biancavilla e
Centorbi hanno diritto di pascere in tempi stabiliti e
di legnare e carbonizzare nei sudetti boschi nei tempi,
quali diritti e qualunque altro per legge gli potrebbe
appartenere restar debbono illesi a favore degli stessi
nonostante il presente processo o verbale di
pignaramento, né per esso i singoli sudetti acquistare
possono dei diritti, che non gli possono forse
competere. Le dette terre boschive confinano per levante
con le terre boschive del Principato di Paternò, per
mezzogiorno colle vigne della contrada Delli Monaci
possesse da diverse persone, castagneto del sig, Ciancio
di Adernò, vigne del monastero di Santa Chiara di Adernò,
vigne del barone Guzzardi di Adernò, e vigne del dott.
Giuseppe Russo di Adernò. Per ponente colle vigne del
barone Mineo di Adernò, colle vigne del dottor D.
Antonino Guzzardello di Adernò, vigne nominate della
Scaletta, vigne del barone Murabito, e terre del
monastero di Santa Lucia di Adernò. Per tramontana colle
stesse terre di Santa Lucia, colla finaita che divide il
bosco di Bronte o per di meglio dal castello nominato di
Aci, e metà del monte di Minardo, ove esistono gli
alberi, giacché l'altra metà senza alberi appartiene al
bosco di Bronte".
Da quanto riportato si può rilevare
l'importanza che riveste il bosco nella civiltà
contadina dei secoli trascorsi; infatti la parte
boschiva e i pascoli costituivano elementi
indispensabili per la sussistenza e per la sopravvivenza
delle popolazioni che vivevano alle falde dell'Etna.
Il legno costituiva una importante
componente nella costruzione degli edifici, nella
fabbricazione di mobili e suppellettili e, soprattutto
serviva per cucinare i cibi e per il riscaldamento,
insieme ad un suo derivato, il carbone vegetale. Per
questa importanza, lo sfruttamento di queste risorse
veniva regolato da norme e consuetudini al fine di non
depauperare un patrimonio così prezioso.
La ripartizione delle terre, compresi
i boschi dell'Etna, appartenenti ai fondi degli eredi
del Principe di Paternò, fra i comuni di Adernò,
Biancavilla e Centorbi, come risulta dai numerosi atti,
è stata alquanto laboriosa e si è protratta per parecchi
decenni senza arrivare ad una soluzione definitiva,
poichè gli interessi di parte erano considerevoli.
Incaricato di mettere ordine nelle
controversie dei tre comuni è stato chiamato il signor
cavaliere Gioacchino
Il comune di Adernò chiede al
presidente
Il comune di Biancavilla propone la
ripartizione delle terre e dei boschi con il seguente
criterio: "al
comune di Biancavilla quattro e otto duodecimi (4.8/12),
al comune di Adernò quattro, e sette duodecimi (4.7/12);
al comune di Centorbi due e nove duodecimi (2.9/12). (*)
E quindi nominare uno, o tre periti per eseguire la
detta divisione attribuendo ad ogni quota il valore
sulle basi di produzione, e sempre assegnando le terre
nella parte più vicina allo abitato delle dette Comuni".
Il comune di Centorbi chiede di
" nominare uno, o
più periti ad oggetto di assegnare una intera terza
parte di tutti i demani comunali provenienti dallo
scioglimento delle promiscuità cogli Eredi di Paternò al
comune di Centorbi". I fondi e le terre da dividerre
sono elencati in 13 punti; al punto 8 si legge :
"i boschi dell'Etna accantonati alle predette Comuni".
Per l'esecuzione del distacco e per i
compensi il presidente
Nella relazione dei tre periti,
datata 20 luglio 1842, sui boschi da dividere si legge:
" confinano a
a levante con
quelle del Principato di Paternò, a mezzogiorno con
vigne, a ponente con la ruvoleta, e stato di Bronte ed a
settentrione con i boschi di detto stato.
La loro
estensione comprese le lave è di salme 3400. Le così
dette scoperte poi che formano l'ultima regione
dell'Etna non vi sono calcolate, essendo non atte a
vegetazione.
Da dette salme
3400, dedotte le nude lave ed i letti dei torrenti in
salme 880, restano di netto salme 2520 (*) valutabili
cioè in terre rase atte alla semina di segale, che
formano una prima regione di essi boschi e che sono le
migliori per il deposito della scomposizione degli
esseri organici, nella quantità di salme 300, che
valutato ad onze venti la salma importano onze seimila.
Terre di seconda classe coperte da querce e pochi pini
atti benanco alla semina di segale in salme 500 che
valutate, con gli alberi di quercia atti soltanto a
legna per foco e carboni e non a costruzioni perché
mutilati, ad onze quaranta la salma, importano onze
ventimille. Terre di terza classe coperte di selva cedua
ed elici in salme 100, le quali si valutano con gli
alberi ad onze ventiquattro la salma, importano onze
duemille quattrocento. Terre di quarta classe coperte da
soli pini, unica pianta che vi resiste, e poch'erba in
salme 500 che valutate con gli alberi ad onze cinquanta
la salma, importano onze venticinquemille. Terre
dell'ultima classe che costituiscono là così detta
Fagheta, e le lavi pascolanti in salme millecentoventi
che ad onze due la salma importano onze duemiladuecento
quaranta". Il tutto assomma a onze 55.640, pari a
166.920 ducati.
(*) Ancora non è in uso comune il
sistema decimale come si evince dai demominatori delle
frazioni e dalla somma delle varie parti da dividere che
portano al n.12 (dozzinna).
Il presidente
Il professore Maddem, nella
relazione,depositata il 3 dicembre 1853, avente come
titolo "Rapporto
intorno il riassetto nell'ex Feudo Paportello, lo
assegno ne' boschi della Contea di Adernò e le terre
usurpate in essi", nella parte
"lo assegno dei
boschi", fa una dettagliata descrizione dei terreni
e dei boschi da ripartire e quindi riprende la relazione
dei periti de Angelis, Magrì e Lombardo riportando le
classificazioni delle terre, l'estensione in salme e il
valore in onze.
Indi riferisce:
la estensione ed
il valore del bosco dietro la mensurazione da me
fatta giusta i confini indicatemi da pratici incaricati
dalle parti ed il valore stabilito dai primi periti
risulta: superficie totale salme
duemilaquattrocentonovantuno e mezzo,
1° suolo inutile
.salme 582
2° " utile
.salme 1902.2
Totale
salme 2491.2
così suddivise:
1°) lave con pochi e rudi pascoli salme 742.2 valutate a onze2 a salma
sommano onze 1495;
2°) terre rase salme
3°) terre con rade querce salme
4°) elci di prima classe salme
5°) pini salme
Per l'accantonamento il professore
Maddem riprende la decisione del cavaliere
Su queste indicazioni, dopo
un'attenta analisi anche sulla valutazione del legname
da costruzione, quello da ardere, sui terreni lavici,
coltivabili e per pascolo, il professore Maddem scrive:
" alle comune di Adernò e Centorbi o' assegnato la
sezione settentrionale: Confina da sol cadente con terre
coltivate, e strade, da settentrione col territorio di
Bronte,da oriente e mezzodì colla sezione assegnata agli
eredi. Contiene vaste estensioni di lave, parte inutile,
parte con radi e tenui pascoli, la selva cedua ed elci,
poche querce, il rimanente bosco di pini. A Biancavilla
è assegnata la sezione che si appoggia al confine di
mezzodì, fino alle terre coltivate, per cui occupa parte
del confine occidentale: è limitata da mezzogiorno dal
torrente che divide i boschi della Contea da quelli del
Principato e poche terre coltivate; da ponente con terre
coltivate, il rimanente colla sezione assegnata agli
Eredi. In essa sono, alla parte bassa, terre rase, indi
poche querce, il rimanente suolo coperto da pini e poche
lave inutili. Agli eredi è assegnata la parte
bassa......" I tre comuni hanno chiesto concordamente
che fosse staccata la sezione di Biancavilla e la
sezione congiunta appartenente a Centorbi e Adernò.
Dai riquadri analitici si evince la
seguente ripartizione: (relazione del 10 gennaio 1845):
assegnati a Biancavilla salme 291.2
per il valore di onze 9865;
asseganti ad Adernò e Centorbi
salme 1449.1 per il valore dionze 18620
Totale
salme1740.3 pari a onze
28485
assegnati agli Eredi salme
564.5 pari a onze 18130
Si legge ancora nella relazione:
" sulle terre
assegnate non è permesso aprire tratteggi a piacimento.
Laonde è necessario conservare le vie, i sentieri per lo
accesso degli uomini, degli animali, e per trascinare il
legname da costruzione, come trovansi al presente".
Gli stessi criteri valgono per
l'uso delle fosse per la conservazione delle nevi
(niveri).
L'ultima notazione si preoccupa di
non alterare lo "status" dei boschi con nuovi interventi
che
modificherebbero l'impianto dei servizi e quindi
l'equilibrio che è stato raggiunto nel tempo. Le
indicazioni, però, viste in chiave moderna,
rappresentano un pacchetto di raccomandazioni
finalizzate alla conservazione e al rispetto della
natura. Così, oltre un secolo fa, si possono cogliere
gli elementi che oggi rappresentano le norme di legge
per la tutela dell'ambiente (vedi
Relativamente alle usurpazioni,
verificatesi nel tempo da parte dei privati sui terreni
della Contea di Adernò, il professore Maddem dice di non
essere in grado di stabilire esattamente le estensioni
dei terreni acquisiti arbitrariamente, i confini ed i
nomi degli attuali usurpatori, perchè alcuni terreni che
erano stati usurpati sono stati in seguito abbandonati e
nuovamente ricoperti dalla vegetazione naturale, altri
sono passati ad altri possessori.
Comunque nella relazione, sulla base
delle informazioni fornite dai tre comuni, viene
riportato un quadro analitico delle terre usurpate, in
cui sono indicati i nomi delle ditte, la contrada,
l'estensione e il relativo valore.
"Le terre usurpate stanno ai lembi inferiori dei boschi lungo i confini
di occidente e mezzodì nelle regioni suscettive di
coltivazione".
In conclusione troviamo riportato:
" il numero dei recenti usurpatori de' Comuni di Adernò
e Biancavilla ascende a n.141. L'estensione delle terre
usurpate a salme 140.1.3 ; il valore di queste terre a
onze 2502.26.11.4.
Nella ripartizione fra i Comuni e
gli Eredi si ha:
A favore delle tre Comuni
onze 1529.13.5
" degli Eredi
onze 973.13.6.4
Epilogo delle somme assegnate ai Boschi della Contea:
Alle Comuni: nei boschi propriamente detti onze 28485
nelle terre usurpate
onze 1529.13.5
Totale onze
30014.13.5
Agli Eredi: nei boschi propriamente detti onze 18130
nelle terre usurpate
onze 973.13.6.4
Totale onze 19103.13.6.4.
Nella stessa sentenza della Suprema
Corte di Giustizia del 27.12.1843 il giudice
"che nella specie le cose dianze discorse, escudendo la pruova di una
esclusiva proprietà comunale di boschi, non era dato nei
cancelli dello stato possessorio pronunziarne per nessun
verso la demanialità universale".
E ancora:
"considerando che dagli infiniti documenti esistenti nel processo, sorge
limpidamente essersi dai successivi Conti di Adernò sin
dal privilegio di Re Alfonso posseduti sempre i boschi,
di cui è Contea, come demanio exfeudale sottoposto agli
usi dei singoli, prima delle due Comuni Adernò e
Centorbi, e poscia anche dei popolani di Biancavilla
surta dopo l'infeudazione".
Ma la diatriba tra i tre Comuni e gli
Eredi è continuata negli anni come si evince da una
sentenza del Cavaliere Martorana Carmelo della Corte
Suprema di Palermo, emessa in data 4 luglio 1856, nella
quale in un punto si legge:
".......pronunciando diffinitivamente, e senza arrestario a tutt'altre
dimande di detti Comuni contrarie alle presenti
statuizioni, che rigettiamo, ordiniamo che la divisione
di detti demani, ordinata dalla sentenza arbitramentale
emessa dal Cavaliere D. Gioacchino
Si ritiene interessante riportare
anche il quadro riguardante i terreni non boschivi da
ripartire fra i comuni di Adernò, Biancavilla e Centorbi
per effetto dello scioglimento della promiscuità con gli
Eredi del Principe di Paternò, come si evince dalla
" divisione
arbitramentale del dì quattro Gennaio 18quarantotto
superiormente approvata.... I tenimenti non boschi da
dividere fra le tre Comuni dietro i documenti sono
espressi nel seguente specchio":
n
progr |
denom. |
salme |
Bisacce |
tomoli |
mondelli |
carozze |
quarti |
quartigli |
onze |
tarì |
grani |
ducati |
1 |
gelosia |
159 |
3 |
1 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2.380 |
|
|
7.140 |
2 |
criscinotto |
159 |
1 |
1 |
2 |
2 |
|
|
2.560 |
|
|
7.680 |
3 |
san
lorenzo |
270 |
|
|
|
|
|
|
5.180 |
|
|
15.540 |
4 |
bagni |
35 |
1 |
1 |
2 |
2 |
1 |
1 |
726 |
|
|
2.178 |
5 |
marmora e minnè |
35 |
1 |
3 |
1 |
2 |
|
|
792 |
|
|
2.376 |
6 |
signali |
19 |
2 |
2 |
|
|
|
|
396 |
|
|
1.188 |
7 |
paportello |
761 |
1 |
|
1 |
|
2 |
|
14.175 |
10 |
|
45.526 |
8 |
poggio
di vaca (*) |
|
|
|
|
|
|
|
8.790 |
10 |
|
26.371 |
9 |
cavallaccio |
119 |
1 |
3 |
|
3 |
2 |
2 |
12.618 |
10 |
|
37.855 |
10 |
scirfi |
64 |
1 |
2 |
|
2 |
1 |
|
8.000 |
|
|
24.000 |
11 |
poggio
rosso |
62 |
3 |
|
3 |
|
|
|
4.715 |
|
|
14.145 |
12 |
canneto |
4 |
|
2 |
2 |
|
|
|
1.097 |
|
|
3.291 |
|
(*)stimato onze 8790 |
|
|
|
|
|
|
tot. |
61.430 |
|
|
184.290 |
Dopo la descrizione dei confini (“posto
esso Bosco nel Monte Etna, territorio di Adernò,
confinante col Bosco di detto Comune di Adernò, col
Bosco del Signor Michele Castorina, col Bosco del Comune
di Bronte , e col Bosco del Signor Duca di Ferrantina,
annotato all’articolo del catasto fondiario del Comune
di Adernò), il contratto definisce la provenienza
dell'immobile edilizio esistente nel Bosco, il quale
pervenne al Comune per effetto dello scioglimento delle
promiscuità. Detto immobile costituisce il primo nucleo
di quello che diventerà in seguito la "Masseria di
Pratofiorito" ed è ancora oggi ben identificabile. Il
pagamento è stato effettuato con lire 30.617 alla data
del contratto e lire
Dal contratto risultano evidenti
due punti:
1)
già prima del trasferimento del Bosco da parte del
Comune di Centuripe ai signori Di Marco, oltre
2)
esisteva già un fabbricato per le necessività
legate alla conduzione di un fondo così esteso.
E’fuori dubbio che i Di Marco, dopo
l’acquisto, hanno eseguito importanti lavori di
sistemazione del terreno, le cui tracce sono ancora
evidenti, ma soprattutto hanno ampliato il fabbricato
esistente con ampi locali destinati ai vari usi e
necessità del fondo, quali palmento, cantine, stalle,
locali destinati a deposito.
Il maggiore e consistente ampliamento
si è avuto durante
Infatti, questi sono stati
utilizzati dai proprietari terrieri per i lavori in
agricoltura e, come nel nostra caso, in edilizia, dal
momento che tutte le giovani forze lavorative locali
erano impegnati al fronte.
Il fabbicato, che fa da primo piano ai
verdi coni vulcanici dei monti Peloso e Sellato, si
sviluppa tutto a piano terra a vari livelli di quota
(vedi cantina, palmento e contenitore per il mosto) su
di una superfice coperta di oltre 1.200 mq.
Il preminente impianto agricolo, che
copriva la quasi totalità della superfice coltivabile,
era quello viticolo, sicuramente con viti adatte a qelle
quote, come si evince dall’impiantodel palmento, dalla
elevata capacità del contenitore per la raccolta del
mosto e dalla grandezza dei locali destinati alla
conservazione dei vini.
Sull’ampio spazio antistante
l’intero fabbricato sono state ricavate due ampie
cisterne in pietra, frutto dell’ampiamento della
struttura..
Una delibera del Commissario
Prefettizio De Maria Enrico, del 21 febbraio 1920,
indica un importante intervento relativo alla
sistemazione della strada che da Fossa San Vito
raggiunge il possedimento di Paolo Fiorito. La delibera
recita:
"consentire che il Cav Vito De Marco sistemi a tutte sue
spese e senza alcun compenso o rimborso da parte di
questo Comune la strada comunale mulattiera, riducendola
rotabile da Fossa San Vito al tenimento Paolo Fiorito,
occupando senza alcun compenso i tratti di terreno
sciaroso di proprietà di questo Comune, occorrenti per
lo allargamento e per le varianti necessari alla
sistemazione di detta strada, giusta il progetto
presentato. Assumere la manutenzione ordinaria di detta
strada, a partire dalla provinciale Adernò-Bronte in
contrada Naviccia sino alla contrada Paolo Fiorito,
tosto ché essa sarà completamente sistemata e ridotta in
ottimo stato di carreggiabilità". In una successiva
delibera del 20.9.1920, si fa riferimento al costo
dell'opera :
"ritenuto di incoraggiare l'interessato disposto a
spendere 60.000 lire per la costruzione della strada a
uso pubblico, che mette in comunicazione la strada
provinciale Adernò-Bronte colla regione boschiva ricca
di vigneti, frutteti, di legno che non facilmente
possansi trasportare in paese".
In tal modo la vecchia trazzera
diventa carrabile, permettendo il trasporto della ricca
produzione agricola e forestale della zona a mezzo del
classico carretto.
Come già detto all'inizio, il fondo
con la relativa costruzione è stato abbandonato dopo la
seconda guerra mondiale, a tal punto da essere
utilizzato solo a pascolo. Il fabbricato è stato
saccheggiato da vandali e dai ladri che hanno asportato
anche la vite del torchio del grande palmento ricavata
da un tronco d'albero; solo negli anni ’90 ha subito,
soprattutto nella copertura del tetto, una radicale
risistemazione.
Il 4 maggio 1978, con una istanza
rivolta al Sindaco del tempo, il Commendatore Di Marco
Cav. Nunzio, chiede l'autorizzazione necessaria
affinché, a proprie spese, possa attendere alla
sistemazione della suddetta strada effettuandone la
ripavimentazione mediante conglomerato bitumoso.
L'autorizzazione, dietro relazione da parte dell'Ufficio
Tecnico Comunale, viene data a condizione "di
non avere nessuna pretesa di natura privatistica".
I lavori iniziano nell'estate del
1979, ma nel novembre dello stesso anno, una accorata
istanza da parte di un certo Sig. Paolo Rossi (forse
cognome e nome fittizi) rivolta al Sindaco di Adrano, al
Pretore di Adrano, al Procuratore della Repubblica di
Catania, all'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di
Catania e all'Associazione "Italia Nostra" di Roma, che
si articola in quattro pagine formato protocollo,
richiama l'attenzione dell'Amministrazione Comunale a
vigilare affinché la nuova sistemazione della strada non
sia finalizzata ad una selvaggia lottizzazione a soli
scopi speculativi, come è avvenuto per le contrade
Marina, Sicilò, Valle delle Sirene, Filiciusa, Quazarana,
etc.
Il sospetto è così enunciato:
"il fondo "Bosco Pratofiorito (*) è un ex vigneto,
abbandonato ed incolto, della estensione di circa
Le caratteristiche legate ad un
punto base sono definite come:
“piccole aree di
modeste dimensioni, finalizzate ad incrementare
l’escursionismo e rendere, di conseguenza, più viva la
fruizione del Parco, nonché per garantire un equilibrato
impatto ambientale con il consistente e diversificato
flusso turistico”.
(*) E' la prima volta che il nome
di Paolo Fiorito viene trasformato in Pratofiorito.
Cenni di geologia dell’area “Casa del Bosco di Prato
Fiorito
La grande “dagala” di Prato Fiorito,
contrariamente alle aree limitrofe, è caratterizzata,
per l’intera lunghezza, circa ml.1200, e per l’intera
larghezza, circa ml. 500 da pendenze tra 0 e 5% segno
che questa area da tempi remoti è stat risparmiata da
colate laviche e quindi sottoposta a forte erosione, sia
pluviale che meccanica.
Essa giace al limite tra una serie di
colate laviche, prevalentemente non datate, a morfologia
superficiale ben conservata e tra la stratificazione
sottostante di colate difficilmente delimitabili e a
morfologia superficiale degradata.
Nelle immediate vicinanze più a sud,
ad una distanza non superiore a
Resta da notare come, nonostante
l’area di Casa Bosco di Prato Fiorito fosse allineata ad
un’asse di eruzione molto attivo, avente pressoché
direzione W-E, e comprendente da Ovest verso Est i coni
di Monte Minardo, Monte Peloso, Monte Sellato, Monte
Intraleo, Monte Gallo, Monte Testa, Monte Albano e Monte
Vituddi, sia stata risparmiata dalle colate laviche,
caratterizzandone, da un punto di vista paesaggistico e
naturalistico, l’area, che da secoli è stata oggetto di
colture fruttifere e massimamente viticole
Conclusione
Il presente e soprattutto il futuro
sono strettamente legati al passato come supporto
per progredire, per migliorare la condizione umana sia
materialmente che spiritualmente.
La storia di una comunità è
specificatamente legata al suo territorio sul quale
hanno vissuto ed operato tutte la generazioni passate,
utilizzando tutte le risorse che i luoghi hanno messo a
loro disposizione e che con il loro ingegno hanno saputo
valorizzare e ottimizzare.
La breve ricerca sui nostri boschi,
con particolare riguardo al Bosco di Centorbi e alla
Masseria Prato Fiorito, si propone di mettere un piccolo
tassello nella storia del nostro territorio al quale
Ancora oggi, chi abita in questo
territorio ha l’opportunità di percorrere le piste in
terra, contrassegnate da muretti a secco all’interno del
Parco di questa zona, inoltrarsi nelle fitta e variegata
vegetazione arborea, respirare a pieni polmoni l’aria
ossigenata arricchita dall’intenso profumo dei pini,
ascoltare nel silenzio della Natura il leggero fruscio
dei pioppi tremuli, ammirare gli antichissimi coni
vulcanici che costelleno la zona, notare il contrasto
fra l’intenso verde della fascia vegetativa e il
profondo nero delle brulle sabbie vulcaniche, fermarsi a
fissare la massiccia mole etnea, che con i suoi oltre
tre mila metri di altitudine, si staglia netta
nell’azzurro cielo della nostra Sicilia.
Note
Documenti allegati all’atto
d’acquisto:
1)
Perizia divisoria redatta dall’ingegnere
professore D. Lorenzo Maddem del 3 dicembre 1853;
2)
- Lodo del presidente della Gran Corte Civile
di Catania Cavaliere D. Gioacchino
3)
Lodo del presidente Cavaliere Carmelo
Martorana della Corte Superiore di Palermo del 4 luglio
1856;
4)
Regio Decreto di Vitt. Emanuele II del 31
gennaio 1871 col quale il bosco demaniale del Comune di
Centurie è riconosciuto alienabile;
5)
Delibera del Consiglio Comunale di Centuripe
del 4 maggio 1861 (capitolato d’oneri per la vendita del
Bosco Etna nel quale fra l’altro vista la
relazione del professore Maddem del 3 dicembre 1853 che
valutava il bosco in once 7.415, pari a £. 94.591,25,
considerata la detta stima ideale e non reale se
confrontata con quella di altri fondi identici si
delibera di fissare il prezzo di vendita in £.
189.082,50, pari a onze 14.830);
6)
Delibera del Consiglio Comunale di Centuripe
del 9 giugno 1861 (richiesta di autorizzazione alla
Deputazione Provinciale per la vendita del Bosco Etna e
utilizzare il rivavo per la costruzione della Strada
dell’Unione che da Centuripe conduce alla stazione
ferroviaria di Catenanuova);
7)
Delibera del Consiglio Comunale di Centuripe
del 6 maggio 1874 (assunzione da parte del comune di
Centuripe della controversia con il Comune di
Bronte per alterazione dei limiti boschivi);
8)
Delibera del Consiglio Comunale di Centuripe
del 9 ottobre 1874 (delazione di due anni al pagamento
del prezzo d’asta per la vendita del Bosco Etna);
9)
Delibera del Consiglio Comunale di Centuripe
del 6 maggio 1875 (accettazione dell’offerta del Sig.
Grecuzzo e preparazione asta pubblica per migliore
offerta);
10) Delibera
del Consiglio Comunale del 26 maggio 1875 (accettazione
dell’offerta del dottore Vito Di Marco che presenta
vantaggi rispetto a quella del Sig. grecizzo);
11) Asvviso
d’asta del 6 luglio 1875;
12) Avviso
per miglioria del 1 agosto 1875;
13)
Attestazione del 17 agosto 1875 con la quale il dott.
Vito di Marco resta “giudicatario definitivo” dell’acqisto
del Bosco Etna.