Simeto - 5
Simeto - 1 | Simeto - 2 | Simeto -3 | Simeto - 4 | Simeto -5 | Simeto - 6 |
Il fiume Simeto
Il Simeto è il più importante fiume dell' Isola, per
lunghezza ( circa
I rami montani si originano dalle pendici
meridionali delle Caronie ( monti Nebrodi ) e dal
fianco occidentale dell' Etna.
Il Simeto vero e proprio nasce col nome di torrente
Càntera alla confluenza dei fiumi Saracena, Martello
e Cutò nel punto terminale della valle alluvionale
di Maniace ( Serra di Maniace ). Dopo un brevissimo
tratto, percorso entro le strette gole che il fiume
ha scavato nella lava, di località Càntera, esso
riceve sulla destra importanti affluenti: il fiume
Troina, il fiume San Cristoforo, il fiume Salso.
Il lago Gurrida, formatosi in tempi remoti a seguito
di sbarramenti determinati da colate laviche, è
posto al limitare dei bacini dei fiumi Simeto e
Alcantara. Le sue acque, prive di emissario,
permeano le lave del fondo e vanno ad alimentare le
sorgenti di ambedue i bacini; nel versante
occidentale, nei pressi di Maniace, il Saracena, nel
versante orientale, nei pressi di Randazzo, l'
Alcantara.
Nella parte sinistra del bacino, occupata quasi
interamente dalle vulcaniti etnee, è invece assente
un reticolo idrografico superficiale, a causa della
elevata permeabilità dei substrati vulcanici; le
acque meteoriche vengono così facilmente assorbite e
vanno ad alimentare falde acquifere e sorgenti.
Entrato nella piana di Catania, il Simeto viene
ingrossato dal fiume Dittaino e dal Gornalunga;
sfocia infine nel mare Ionio,
La portata media del fiume varia da 18,60 mc/s,
presso Giarretta, a 24 mc/s, presso Sommaruga. Il
suo corso fornisce le acque a numerosi canali d'
irrigazione e ad impianti idroelettrici.
Nota- Il fiume
Gornalunga solo dopo il 1621 è diventato affluente
del Simeto, mentre, prima di quest' epoca, metteva
foce diretta in mare indipendentemente in
corrispondenza del moderno lago Gornalunga. Le
sponde del Gornalunga sono state scavate
artificialmente per opera di Pietro Galletti,
vescovo di Catania ( 1730 - 1757 ), il quale,
volendo riparare ai danni cagionati da questo fiume
che quasi ogni anno straripando dall' antico letto
inondava le vicine campagne, fece scavare degli ampi
canali nei quali il fiume vi stabilì da allora
in poi il suo alveo.
Interferenze tra
edificio etneo e fiume Simeto
L'assetto idrografico del Simeto è stato
continuamente modificato dalla crescita
dell'apparato etneo; questo, infatti, risulta
praticamente delimitato verso nord e verso ovest dal
fiume.
Considerata la continua crescita, anche laterale,
del vulcano è logico pensare che alla sua periferia
si possano creare fenomeni di interferenza tra
l'espansione delle colate laviche e lo sviluppo
della rete idrografica. Questa interferenza consiste
nello sbarramento in tempi diversi della rete
idrografica da parte di una serie di colate
riferibili ad una attività vulcanica ubicata
nel tempo a partire dall'Eocene sino al Quaternario.
Alcuni dei terrazzi della valle del Simeto che si
trovano tra Randazzo e Paternò ( Gurrida, Contrada
Lago-Piano del Palo, Erbe bianche, Costa di Reitano,
Ponte dei Saraceni e Barcavecchia ) sono ritenuti
esempi abbastanza chiari di fenomeni di sbarramento
da parte di colate laviche dell' Etna.
Il fenomeno si articolerebbe nei seguenti principali
episodi:
1) arrivo di una o più colate
laviche in una valle fluviale e progressivo
sbarramento del corso d'acqua,
2) sovraalluvionamento a monte
e possibile formazione di un lago-palude, con
relativa sedimentazione sul fondo,
3) tracimazione delle acque e
conseguente erosione regressiva della soglia, con
formazione di una gola,
4) rapida erosione delle
alluvioni appena deposte a monte della soglia lavica
e del substrato per l'improvviso ringiovanimento del
regime idrografico.
Oltre a queste terrazze sondaggi elettrici hanno
messo in luce una vallata fossile che presenta
aspetti di grande rilevanza. Essa corre quasi
parallela all'alveo del Simeto a sinistra di questo,
distandone variabilmente da
A volte successive colate sovrapposte hanno
modificato ripetutamente il corso del fiume
colmandone prima l'alveo naturale e modificandolo
nuovamente poi quando si era assestato su nuove
posizioni. Tracce evidenti di questi spostamenti si
hanno a Sciarone del Duca, ove è possibile
intravedere nelle colate più antiche, sottoposte,
evidenti e profonde tracce di erosione dovuta
all'istaurarsi in quel punto, per un certo tempo,
del letto del fiume. Le alluvioni terrazzate, poste
sulle lave a Piano di Mazza, sono un altro esempio
di questo continuo migrare dell'antico corso
all'attuale.
La depressione che si vuol far coincidere con il
primitivo alveo del Simeto inizia in località Ponte
Càntera, e finisce, tornando a coincidere con
l'attuale letto, poco a sud di Ponte Maccarrone. L'
importanza di questa depressione sta nel fatto che
essa drena tutte le acque delle pendici etnee.
Inoltre le caratteristiche chimico-fisiche delle
acque consentono di escludere che detta depressione
convogli le acque provenienti dall'alto bacino di
Simeto.
Si è constatato, infatti, che le acque del fiume
hanno le seguenti caratteristiche:
- a Ponte Càntera ( a nord )
resistività: 36 ohm.m; residuo secco: 0,14 8
gr/l; durezza: 18°;
- a Ponte Maccarrone
resistività: 34 ohm.m;residuo secco 0,155
gr/l; durezza 21°;
mentre le acque emunte dalla
depressione presentano le seguenti caratteristiche:
resistività da
Le lave lungo l' antico alveo del Simeto hanno
spessore variabile da
Il comportamento di questa via d' acqua sotterranea
deve presentare una particolare complessità sia a
causa della presenza delle varie colate che l' hanno
colmata, diverse per natura, consistenza, dimensioni
e condizioni di fratturazione, sia per la presenza
delle alluvioni rimaste nel letto e probabilmente
anch' esse, come le attuali, ogni tanto sbarrate
dagli affioramenti di banconi quarzarenitici.
Gli sbarramenti trasversali all'alveo dovuti ai
banconi quarzarenitici o alle colate più compatte
provocano tracimazioni della falda, necessariamente
in destra, verso l'attuale alveo, che spesso corre a
quota inferiore all' antico, determinando la
comparsa della numerose sorgenti individuate.
Le conferme obiettive dell' esistenza di questo
corso sotterraneo del Simeto sono date, infatti, da
un susseguirsi, su un fronte di oltre
Gli ambienti
naturali del fiume Simeto
Lungo il corso di un fiume, dalle sorgenti alla
foce, variano le caratteristiche chimico-fisiche
dell' acqua, nonché le caratteristiche idrologiche e
morfologiche ( substrato, pendenza, profondità,
ampiezza, portata, regime, torbidità ). Per tali
motivi il corso d' acqua non è un ambiente unico, ma
è costituito da una successione di ambienti che si
influenzano a vicenda.
Sulla base delle caratteristiche geomorfologiche e
biologiche, possiamo distinguere nel fiume un tratto
montano, uno intermedio ed uno di pianura. Ogni
tratto del fiume presenta aspetti paesaggistici,
ambientali e biologici di grande interesse e talora
unici in Sicilia.
Il tratto
montano del fiume
I torrenti Saracena, Martello e Cutò, dalla cui
confluenza si forma il Simeto, costituiscono il
tratto montano del fiume. Essi presentano buone
caratteristiche ambientali ed ospitano una fauna
ricca e interessante.
Un discorso simile va fatto per
Tra gli uccelli, di particolare rilievo è la
presenza del Merlo acquaiolo ( Cinclus
cinclus ); in Europa questo uccello è l' unico in
grado di nuotare.
Gli interventi di prelievo dell' acqua e
l'effettuazione delle opere di sistemazione
idraulica hanno determinato la sua scomparsa da
molti corsi d' acqua siciliani. Per tale motivo
questa specie in Sicilia è
inserita nella lista rossa ed è considerata
in pericolo.
Le acque dei tre torrenti ospitano inoltre
moltissime specie di invertebrati acquatici; alcune
di esse vivono sempre nell' ambiente acquatico,
mentre altre vi svolgono soltanto una parte del loro
ciclo vitale.
La presenza di un elevato numero di specie di
invertebrati acquatici è indice di una buona qualità
ambientale.
Molte specie di Plecotteri, Efemerotteri,
Tricotteri, Ditteri, Coleotteri, solo per citare
alcuni ordini di insetti, si rinvengono nel bacino
del Simeto soltanto in questi torrenti o in uno solo
di essi. Alcune specie sono endemiche, cioè non si
trovano in nessun altro posto, ed addirittura di una
famiglia di Tardigradi microscopici invertebrati, è
nota la presenza soltanto nel torrente Saracena.
I tratti superiori dei tre torrenti, che si
sviluppano all' interno di boschi di faggio,
presentano notevole pendenza; le acque limpide
scorrono tra grossi massi, molti ricoperti da muschi
e si ha un continuo susseguirsi di cascatelle.
Procedendo verso valle la faggeta lascia il posto a
boschi di querce e, a contatto con il
torrente, si ritrova una fascia arbustiva ripale
caratterizzata in principal modo da salix
purpurea, una delle specie di salici che si
trovano lungo il Simeto.
Più a valle i tre corsi d' acqua hanno subito
pesanti interventi da parte dell' uomo che hanno
cancellato gli aspetti naturali del torrente.
Il tratto medio
del fiume
Dopo la confluenza dei torrenti Saracena, Martello e
Cutò, il fiume Simeto scorre per circa quattro
chilometri in un tratto pianeggiante con ampio greto
ciottoloso che in parte è stato manomesso da
sbancamenti e da discariche di rifiuti In questo
tratto il fiume è bordato da arbusti di salice tra i
quali predomina il Salice rosso ( Salix
purpurea ). Nei pianori alluvionali raggiunti dalle
acque soltanto in occasione delle piene di una certa
entità è presente una vegetazione pioniera
caratteristica dei greti ciottolosi ove domina l'
Helichrysum italicum, una composita di colore
grigio-argenteo dalla bella fioritura gialla.
Purtroppo, soltanto in alcuni tratti del Simeto
questo tipo di vegetazione si presenta ben
sviluppata e copre vaste superfici.
Procedendo verso valle si assiste ad una netta
discontinuità lungo il corso del fiume: dall'alveo
pianeggiante e ciottoloso il fiume precipita nelle
gole della Càntera e , uscito dalle gole, scorre
alla base di un esteso terrazzo lavico con alti
dirupi e pareti, alcune delle quali con maestosi
basalti colonnari.
In località Pietrerosse l' alveo del fiume diviene
più ampio e sulla sponda destra vengono incisi
substrati di natura argillosa denominati " argille
scagliose ", che qui assumono un caratteristico
colore rossastro.
Proseguendo verso valle l' alveo si restringe
nuovamente sino ad arrivare ad un secondo tratto in
cui il fiume ha formato delle gole su un substrato
lavico. Qui si trova il famoso ponte
dei Saraceni. All' inizio delle gole, ad un
livello superiore a quello di normale scorrimento
dell' acqua, vi è un pianoro lavico che mostra l'
azione dell' erosione fluviale che avviene in
occasione delle piene. Quì sono anche presenti le
cosiddette " marmitte dei giganti ", caratteristiche
forme di abrasione determinate da ciottoli che
ruotano vorticosamente a causa della corrente nella
cavità della roccia. Dal ponte Passopaglia ( Bronte
) sino alle gole laviche del ponte dei Saraceni è
prevista l'istituzione della riserva naturale "
Forre laviche del Simeto".
Dopo essere uscito dalle gole il fiume formava un
tempo una cascata, adesso orribilmente
cementificata.
A valle è presente un vasto bosco ripale,
particolarmente rigoglioso in prossimità della
cappella di Santa Domenica; qui il fiume riceveva
l'apporto di alcune importanti sorgenti, tra le
quali quelle denominate Favare Santa Domenica, le
cui acque scaturiscono all' interno di piccole
grotte. In queste sorgenti di recente sono stati
effettuati dei lavori, al fine di prelevare quanta
più acqua possibile, che ne hanno completamente
sconvolto le caratteristiche originarie.
La testuggine palustre ( Emys orbicularis ) sembra
che sia definitivamente scomparsa in questo tratto.
Sempre in questo tratto è stato osservato il Merlo
acquaiolo (Cinclus cinclus) ,che, soprattutto
durante la stagione invernale, si sposta in siti più
a valle rispetto a quelli di riproduzione.
In contrada Piano di Mazza esiste una piccola isola
fluviale colonizzata da tamerici, salici, qualche
pioppo, oleandri e ginestre.
Ancora più a valle, per un tratto di circa
Il tratto
terminale del fiume
La pendenza del corso d' acqua si fa sensibilmente
più lieve man mano che ci si
avvicina alla foce e ciò determina notevoli
variazioni alla morfologia del corso d' acqua e alle
sue biocenosi.
Il tratto terminale del fiume Simeto è stato quasi
interamente arginato e ciò ha determinato la perdita
delle originarie caratteristiche ambientali. Tra il
ponte Barcavecchia e l' inizio dell' invaso di Ponte
L' interesse è poi accresciuto da alcuni rilievi
rocciosi ( Rocca del Corvo, Monte Castellaccio ) e
dalla presenza di siti archeologici.
Gli studi sulla forma di macroinvertebrati acquatici
hanno rilevato la presenza di Tricladi, Molluschi,
Gasteropodi, Anellidi Oligocheti e Irudinei,
Crostacei, Decapodi e Anfipodi, Insetti (
Efemerotteri, Odonati, Tricotteri, Coleotteri,
Ditteri ).
L' esame delle comunità acquatiche rivela la
presenza di inquinanti nelle acque, dovuti a
scarichi fognari non depurati che vengono scaricati
nel tratto di fiume a monte.
La fauna ittica in questo tratto del fiume era molto
ricca essendo rappresentata da diverse specie di
pesci: Aphanius fasciatus, Lipophrys fluviatilis,
Atherina boyeri, Anguilla anguilla, Tinca tinca,
Cyprinus carpio, Rutilus rubilio, Carassius auratus.
Successivi studi hanno rilevato un impoverimento di
questa fauna e particolarmente grave risulta la
scomparsa di Aphanius fasciatus e di Lipophrys
fluviatilis, due specie che rivestono particolare
interesse in quanto autoctone e in rarefazione in
numerosi corsi d' acqua siciliani.
La varietà di ambienti, protetti dalle difficoltà di
accesso e la ridotta presenza dell' uomo, consentono
di osservare specie difficilmente riscontrabili in
altri tratti del fiume, se si eccettuano le aree
umide della foce. Quì sono state osservati diversi
Ardeidi: Airone cenerino ( Ardea cinerea ), Airone
rosso ( Ardea purpurea ), Garzetta ( Egretta
garzetta ), Nitticora ( Nycticorax nycticorax ),
Sgarza ciuffetto ( Ardeola ralloides ).
Il bosco ripale, le fasce a canneto o a tifeto, e
gli ambienti con le acque basse sono essenziali per
la loro presenza. Anche
Durante i periodi di passo si possono osservare
alcune specie di anatre e di limicoli. Tra la
intricata vegetazione ripale è comune l' Usignolo di
fiume ( Cettia cetti ), nel canneto
In questo tratto del fiume si può osservare anche il
Martin pescatore ( Alcedo attis ), un piccolo
uccello dai brillanti colori che si tuffa in acqua
per catturare i pesci di cui si nutre.
Tra i rettili va rilevata la presenza diffusa del
Biacco ( Coluber viridiflavus ) e della Natrice (
Natrix natrix ) che si può incontrare lungo le
sponde del fiume o in acqua.
I
boschi ripali a salici ( Salix alba e S. gussonei )
costituiscono l' aspetto vegetazionale più rilevante
in quanto in nessun altro punto del Simeto essi sono
così ben evoluti, densi e notevolmente estesi in
larghezza. Particolare interesse ha il Salice di
Gussoni che è endemico di alcuni corsi d' acqua
della Sicilia nord-orientale: la sopravvivenza di
questa specie è legata al mantenimento dei boschi
ripali. Nei pianori alluvionali si trovano la
tamerice ( Tamarix africana ),
Procedendo verso valle il fiume è sbarrato dalla
traversa di Ponte Barca che ha determinato la
formazione di un invaso che attira numerosi uccelli
acquatici. Durante i mesi estivi a valle dell'
invaso non viene fatta defluire acqua e le
conseguenze negative si ripercuotono per l' intero
rimanente tratto del Simeto sino alla foce.
Lungo il suo percorso nella Piana di Catania il
fiume si presenta in diversi punti deteriorato a
causa degli argini che sono presenti
ininterrottamente sino alla foce e di altri
interventi antropici come gli incendi della
vegetazione ripale.
Nell' area di confluenza del fiume Dittaino con il
Simeto gli argini del fiume sono abbastanza
distanziati tra loro e ciò ha permesso il permanere
di condizioni di maggiore naturalità. Qui il bosco
ripale di salici è abbastanza esteso e i greti sono
sabbiosi. Di particolare rilevanza è la presenza di
una estesa colonia del grosso Mollusco Lamellibranco
Unio elongatulus, che corre il rischio di scomparire
a seguito del prosciugamento del fiume; nelle pareti
sabbiose presenti in questo tratto lungo il fiume in
passato vi era una colonia di Gruccioni ( Merops
apiaster ), sterminata dai bracconieri.
Il debole scorrimento dell' acqua permette l'
insediamento in diversi punti di una vegetazione
acquatica in cui predominano due specie di
Potamogeton, caratterizzate dalle eleganti foglie
galleggianti.