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Il fiume Simeto

 

    Il Simeto è il più importante fiume dell' Isola, per lunghezza ( circa 113 Km ) e per bacino imbrifero ( circa 4185 Kmq ).

    I rami montani si originano dalle pendici meridionali delle Caronie ( monti Nebrodi ) e dal fianco occidentale dell' Etna.

    Il Simeto vero e proprio nasce col nome di torrente Càntera alla confluenza dei fiumi Saracena, Martello e Cutò nel punto terminale della valle alluvionale di Maniace ( Serra di Maniace ). Dopo un brevissimo tratto, percorso entro le strette gole che il fiume ha scavato nella lava, di località Càntera, esso riceve sulla destra importanti affluenti: il fiume Troina, il fiume San Cristoforo, il fiume Salso.

    Il lago Gurrida, formatosi in tempi remoti a seguito di sbarramenti determinati da colate laviche, è posto al limitare dei bacini dei fiumi Simeto e Alcantara. Le sue acque, prive di emissario, permeano le lave del fondo e vanno ad alimentare le sorgenti di ambedue i bacini; nel versante occidentale, nei pressi di Maniace, il Saracena, nel versante orientale, nei pressi di Randazzo, l' Alcantara.

    Nella parte sinistra del bacino, occupata quasi interamente dalle vulcaniti etnee, è invece assente un reticolo idrografico superficiale, a causa della elevata permeabilità dei substrati vulcanici; le acque meteoriche vengono così facilmente assorbite e vanno ad alimentare falde acquifere e sorgenti. Entrato nella piana di Catania, il Simeto viene ingrossato dal fiume Dittaino e dal Gornalunga; sfocia infine nel mare Ionio, 11 Km circa a sud di Catania.

    La portata media del fiume varia da 18,60 mc/s, presso Giarretta, a 24 mc/s, presso Sommaruga. Il suo corso fornisce le acque a numerosi canali d' irrigazione e ad impianti idroelettrici.

 

Nota-  Il fiume Gornalunga solo dopo il 1621 è diventato affluente del Simeto, mentre, prima di quest' epoca, metteva foce diretta in mare indipendentemente in corrispondenza del moderno lago  Gornalunga. Le sponde del Gornalunga sono state scavate artificialmente per opera di Pietro Galletti, vescovo di Catania ( 1730 - 1757 ), il quale, volendo riparare ai danni cagionati da questo fiume che quasi ogni anno straripando dall' antico letto inondava le vicine campagne, fece scavare degli ampi canali nei quali il fiume vi  stabilì da allora in poi il suo alveo.

 

Interferenze tra edificio etneo e fiume Simeto

 

    L'assetto idrografico del Simeto è stato continuamente modificato dalla crescita dell'apparato etneo; questo, infatti, risulta praticamente delimitato verso nord e verso ovest dal fiume.

    Considerata la continua crescita, anche laterale, del vulcano è logico pensare che alla sua periferia si possano creare fenomeni di interferenza tra l'espansione delle colate laviche e lo sviluppo della rete idrografica. Questa interferenza consiste  nello sbarramento in tempi diversi della rete idrografica da parte di una serie di colate  riferibili ad una attività vulcanica ubicata nel tempo a partire dall'Eocene sino al Quaternario.

    Alcuni dei terrazzi della valle del Simeto che si trovano tra Randazzo e Paternò ( Gurrida, Contrada Lago-Piano del Palo, Erbe bianche, Costa di Reitano, Ponte dei Saraceni e Barcavecchia ) sono ritenuti esempi abbastanza chiari di fenomeni di sbarramento da parte di colate laviche dell' Etna.

    Il fenomeno si articolerebbe nei seguenti principali episodi:

1) arrivo di una o più colate laviche in una valle fluviale e progressivo sbarramento del corso d'acqua,

2) sovraalluvionamento a monte e possibile formazione di un lago-palude, con relativa sedimentazione sul fondo,

3) tracimazione delle acque e conseguente erosione regressiva della soglia, con formazione di una gola,

4) rapida erosione delle alluvioni appena deposte a monte della soglia lavica e del substrato per l'improvviso ringiovanimento del regime idrografico.

    Oltre a queste terrazze sondaggi elettrici hanno messo in luce una vallata fossile che presenta aspetti di grande rilevanza. Essa corre quasi parallela all'alveo del Simeto a sinistra di questo, distandone variabilmente da 100 a 500 m. Si tratta evidentemente dell'antico corso del Simeto colmato dal succedersi delle colate e da queste respinto verso i terreni facilmente erodibili della sponda destra.

    A volte successive colate sovrapposte hanno modificato ripetutamente il corso del fiume colmandone prima l'alveo naturale e modificandolo nuovamente poi quando si era assestato su nuove posizioni. Tracce evidenti di questi spostamenti si hanno a Sciarone del Duca, ove è possibile intravedere nelle colate più antiche, sottoposte, evidenti e profonde tracce di erosione dovuta all'istaurarsi in quel punto, per un certo tempo, del letto del fiume. Le alluvioni terrazzate, poste sulle lave a Piano di Mazza, sono un altro esempio di questo continuo migrare dell'antico corso all'attuale.

    La depressione che si vuol far coincidere con il primitivo alveo del Simeto inizia in località Ponte Càntera, e finisce, tornando a coincidere con l'attuale letto, poco a sud di Ponte Maccarrone. L' importanza di questa depressione sta nel fatto che essa drena tutte le acque delle pendici etnee. Inoltre le caratteristiche chimico-fisiche delle acque consentono di escludere che detta depressione convogli le acque provenienti dall'alto bacino di Simeto.

    Si è constatato, infatti, che le acque del fiume hanno le seguenti caratteristiche:

- a Ponte Càntera ( a nord )  resistività: 36 ohm.m; residuo secco: 0,14 8 gr/l; durezza: 18°;

- a Ponte Maccarrone             resistività: 34 ohm.m;residuo secco 0,155 gr/l;  durezza 21°;

mentre le acque emunte dalla depressione presentano le seguenti caratteristiche:

resistività da 5 a 12 ohm.m     residuo secco tra 0,48 e 0,62 gr/l; durezza 50° gradi francesi

    Le lave lungo l' antico alveo del Simeto hanno spessore variabile da 20 a 70 m.

    Il comportamento di questa via d' acqua sotterranea deve presentare una particolare complessità sia a causa della presenza delle varie colate che l' hanno colmata, diverse per natura, consistenza, dimensioni e condizioni di fratturazione, sia per la presenza delle alluvioni rimaste nel letto e probabilmente anch' esse, come le attuali, ogni tanto sbarrate dagli affioramenti di banconi quarzarenitici.

    Gli sbarramenti trasversali all'alveo dovuti ai banconi quarzarenitici o alle colate più compatte provocano tracimazioni della falda, necessariamente in destra, verso l'attuale alveo, che spesso corre a quota inferiore all' antico, determinando la comparsa della numerose sorgenti individuate.

    Le conferme obiettive dell' esistenza di questo corso sotterraneo del Simeto sono date, infatti, da un susseguirsi, su un fronte di oltre 4 Km, di sorgenti le cui acque hanno caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche pressoché identiche, dal fatto che queste sorgenti sgorgano sempre dall'alto verso il basso entro cavità naturali o artificiali, e che l' allineamento di dette sorgenti delimita chiaramente la sponda destra della paleovallata, la quale dista, in genere, da 100 a 400 m dalla sponda sinistra dell' attuale letto del Simeto, divisa da questo da un sopralzo la cui migliore testimonianza è data  dall' affioramento di un bancone arenaceo in contrada Carrubba.

 

Gli ambienti naturali del fiume Simeto

 

    Lungo il corso di un fiume, dalle sorgenti alla foce, variano le caratteristiche chimico-fisiche dell' acqua, nonché le caratteristiche idrologiche e morfologiche ( substrato, pendenza, profondità, ampiezza, portata, regime, torbidità ). Per tali motivi il corso d' acqua non è un ambiente unico, ma è costituito da una successione di ambienti che si influenzano a vicenda.

    Sulla base delle caratteristiche geomorfologiche e biologiche, possiamo distinguere nel fiume un tratto montano, uno intermedio ed uno di pianura. Ogni tratto del fiume presenta aspetti paesaggistici, ambientali e biologici di grande interesse e talora unici in Sicilia.

 

Il tratto montano del fiume

 

    I torrenti Saracena, Martello e Cutò, dalla cui confluenza si forma il Simeto, costituiscono il tratto montano del fiume. Essi presentano buone caratteristiche ambientali ed ospitano una fauna ricca e interessante.

    La Raganella ( Hyla arborea ), piccolo anfibio che si trova spesso sugli alberi o arbusti in prossimità dei corsi d' acqua, è una specie in forte riduzione.

    Un discorso simile va fatto per la Testuggine d' acqua ( Emys orbicularis ) che si rinviene in alcuni stagni della parte alta del bacino.

    Tra gli uccelli, di particolare rilievo è la presenza del Merlo acquaiolo ( Cinclus cinclus ); in Europa questo uccello è l' unico in grado di nuotare.

    Gli interventi di prelievo dell' acqua e l'effettuazione delle opere di sistemazione idraulica hanno determinato la sua scomparsa da molti corsi d' acqua siciliani. Per tale motivo questa specie   in Sicilia è inserita nella lista rossa ed è considerata in pericolo.

    Le acque dei tre torrenti ospitano inoltre moltissime specie di invertebrati acquatici; alcune di esse vivono sempre nell' ambiente acquatico, mentre altre vi svolgono soltanto una parte del loro ciclo vitale.

    La presenza di un elevato numero di specie di invertebrati acquatici è indice di una buona qualità ambientale.

    Molte specie di Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri, Ditteri, Coleotteri, solo per citare alcuni ordini di insetti, si rinvengono nel bacino del Simeto soltanto in questi torrenti o in uno solo di essi. Alcune specie sono endemiche, cioè non si trovano in nessun altro posto, ed addirittura di una famiglia di Tardigradi microscopici invertebrati, è nota la presenza soltanto nel torrente Saracena.

    I tratti superiori dei tre torrenti, che si sviluppano all' interno di boschi di faggio, presentano notevole pendenza; le acque limpide scorrono tra grossi massi, molti ricoperti da muschi e si ha un continuo susseguirsi di cascatelle. Procedendo verso valle la faggeta lascia il posto a boschi di querce e, a contatto con il torrente, si ritrova una fascia arbustiva ripale caratterizzata in principal modo da salix purpurea, una delle specie di salici che si trovano lungo il Simeto.

    Più a valle i tre corsi d' acqua hanno subito pesanti interventi da parte dell' uomo che hanno cancellato gli aspetti naturali del torrente.

 

Il tratto medio del fiume

 

    Dopo la confluenza dei torrenti Saracena, Martello e Cutò, il fiume Simeto scorre per circa quattro chilometri in un tratto pianeggiante con ampio greto ciottoloso che in parte è stato manomesso da sbancamenti e da discariche di rifiuti In questo tratto il fiume è bordato da arbusti di salice tra i quali predomina il Salice rosso ( Salix purpurea ). Nei pianori alluvionali raggiunti dalle acque soltanto in occasione delle piene di una certa entità è presente una vegetazione pioniera caratteristica dei greti ciottolosi ove domina l' Helichrysum italicum, una composita di colore grigio-argenteo dalla bella fioritura gialla. Purtroppo, soltanto in alcuni tratti del Simeto questo tipo di vegetazione si presenta ben sviluppata e copre vaste superfici.

    Procedendo verso valle si assiste ad una netta discontinuità lungo il corso del fiume: dall'alveo pianeggiante e ciottoloso il fiume precipita nelle gole della Càntera e , uscito dalle gole, scorre alla base di un esteso terrazzo lavico con alti dirupi e pareti, alcune delle quali con maestosi basalti colonnari.

    In località Pietrerosse l' alveo del fiume diviene più ampio e sulla sponda destra vengono incisi substrati di natura argillosa denominati " argille scagliose ", che qui assumono un caratteristico colore rossastro.

    Proseguendo verso valle l' alveo si restringe nuovamente sino ad arrivare ad un secondo tratto in cui il fiume ha formato delle gole su un substrato lavico. Qui si trova il famoso ponte  dei Saraceni. All' inizio delle gole, ad un livello superiore a quello di normale scorrimento dell' acqua, vi è un pianoro lavico che mostra l' azione dell' erosione fluviale che avviene in occasione delle piene. Quì sono anche presenti le cosiddette " marmitte dei giganti ", caratteristiche forme di abrasione determinate da ciottoli che ruotano vorticosamente a causa della corrente nella cavità della roccia. Dal ponte Passopaglia ( Bronte ) sino alle gole laviche del ponte dei Saraceni è prevista l'istituzione della riserva naturale " Forre laviche del Simeto".

    Dopo essere uscito dalle gole il fiume formava un tempo una cascata, adesso orribilmente cementificata.

    A valle è presente un vasto bosco ripale, particolarmente rigoglioso in prossimità della cappella di Santa Domenica; qui il fiume riceveva l'apporto di alcune importanti sorgenti, tra le quali quelle denominate Favare Santa Domenica, le cui acque scaturiscono all' interno di piccole grotte. In queste sorgenti di recente sono stati effettuati dei lavori, al fine di prelevare quanta più acqua possibile, che ne hanno completamente sconvolto le caratteristiche originarie.

    La testuggine palustre ( Emys orbicularis ) sembra che sia definitivamente scomparsa in questo tratto. Sempre in questo tratto è stato osservato il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) ,che, soprattutto durante la stagione invernale, si sposta in siti più a valle rispetto a quelli di riproduzione.

    In contrada Piano di Mazza esiste una piccola isola fluviale colonizzata da tamerici, salici, qualche pioppo, oleandri e ginestre.

    Ancora più a valle, per un tratto di circa 7 Km, il fiume è stato arginato con blocchi di calcestruzzo e sono completamente assenti quelle forme di vegetazione ripale arborea che si riscontrano nei tratti di Santa Domenica

 

Il tratto terminale del fiume

 

    La pendenza del corso d' acqua si fa sensibilmente più lieve  man mano che ci si avvicina alla foce e ciò determina notevoli variazioni alla morfologia del corso d' acqua e alle sue biocenosi.

    Il tratto terminale del fiume Simeto è stato quasi interamente arginato e ciò ha determinato la perdita delle originarie caratteristiche ambientali. Tra il ponte Barcavecchia e l' inizio dell' invaso di Ponte la Barca il fiume scorre invece tra argini naturali e presenta aspetti naturalistici e paesaggistici di grande rilievo. Il fiume è quì caratterizzato dalla presenza di numerose anse, rami secondari e rami morti, isole fluviali, ampi greti, acquitrini temporanei, vaste aree a bosco ripale e canneti.

    L' interesse è poi accresciuto da alcuni rilievi rocciosi ( Rocca del Corvo, Monte Castellaccio ) e dalla presenza di siti archeologici.

    Gli studi sulla forma di macroinvertebrati acquatici hanno rilevato la presenza di Tricladi, Molluschi, Gasteropodi, Anellidi Oligocheti e Irudinei, Crostacei, Decapodi e Anfipodi, Insetti ( Efemerotteri, Odonati, Tricotteri, Coleotteri, Ditteri ).

    L' esame delle comunità acquatiche rivela la presenza di inquinanti nelle acque, dovuti a scarichi fognari non depurati che vengono scaricati nel tratto di fiume a monte.

    La fauna ittica in questo tratto del fiume era molto ricca essendo rappresentata da diverse specie di pesci: Aphanius fasciatus, Lipophrys fluviatilis, Atherina boyeri, Anguilla anguilla, Tinca tinca, Cyprinus carpio, Rutilus rubilio, Carassius auratus. Successivi studi hanno rilevato un impoverimento di questa fauna e particolarmente grave risulta la scomparsa di Aphanius fasciatus e di Lipophrys fluviatilis, due specie che rivestono particolare interesse in quanto autoctone e in rarefazione in numerosi corsi d' acqua siciliani.

    La varietà di ambienti, protetti dalle difficoltà di accesso e la ridotta presenza dell' uomo, consentono di osservare specie difficilmente riscontrabili in altri tratti del fiume, se si eccettuano le aree umide della foce. Quì sono state osservati diversi Ardeidi: Airone cenerino ( Ardea cinerea ), Airone rosso ( Ardea purpurea ), Garzetta ( Egretta garzetta ), Nitticora ( Nycticorax nycticorax ), Sgarza ciuffetto ( Ardeola ralloides ).

    Il bosco ripale, le fasce a canneto o a tifeto, e gli ambienti con le acque basse sono essenziali per la loro presenza. Anche la Folaga ( Fulica atra ) e, soprattutto, la Gallinella d'acqua ( Gallinula chloropus ) sono facilmente osservabili in questa parte del fiume.

    Durante i periodi di passo si possono osservare alcune specie di anatre e di limicoli. Tra la intricata vegetazione ripale è comune l' Usignolo di fiume ( Cettia cetti ), nel canneto la Cannaiola ( Acrocephalus scirpaceus ), tra le erbe alte il Beccamoschino ( Cisticola juncidis ). Il Pendolino ( Remiz pendulinus ) è presente con alcune coppie nidificanti e si riscontra nelle aree maggiormente riparate dalla presenza umana. Si tratta di una specie localizzata in Sicilia ed inserita nella lista rossa come vulnerabile.

    In questo tratto del fiume si può osservare anche il Martin pescatore ( Alcedo attis ), un piccolo uccello dai brillanti colori che si tuffa in acqua per catturare i pesci di cui si nutre.

    Tra i rettili va rilevata la presenza diffusa del Biacco ( Coluber viridiflavus ) e della Natrice ( Natrix natrix ) che si può incontrare lungo le sponde del fiume o in acqua.

   I boschi ripali a salici ( Salix alba e S. gussonei ) costituiscono l' aspetto vegetazionale più rilevante in quanto in nessun altro punto del Simeto essi sono così ben evoluti, densi e notevolmente estesi in larghezza. Particolare interesse ha il Salice di Gussoni che è endemico di alcuni corsi d' acqua della Sicilia nord-orientale: la sopravvivenza di questa specie è legata al mantenimento dei boschi ripali. Nei pianori alluvionali si trovano la tamerice ( Tamarix africana ), la Ginestra ( Spartium junceum ) e l' oleandro ( Nerium oleander ). Vaste superfici di greti sono occupate dalla peculiare vegetazione in cui domina l' Helichrysum italicum.

    Procedendo verso valle il fiume è sbarrato dalla traversa di Ponte Barca che ha determinato la formazione di un invaso che attira numerosi uccelli acquatici. Durante i mesi estivi a valle dell' invaso non viene fatta defluire acqua e le conseguenze negative si ripercuotono per l' intero rimanente tratto del Simeto sino alla foce.

    Lungo il suo percorso nella Piana di Catania il fiume si presenta in diversi punti deteriorato a causa degli argini che sono presenti ininterrottamente sino alla foce e di altri interventi antropici come gli incendi della vegetazione ripale.

    Nell' area di confluenza del fiume Dittaino con il Simeto gli argini del fiume sono abbastanza distanziati tra loro e ciò ha permesso il permanere di condizioni di maggiore naturalità. Qui il bosco ripale di salici è abbastanza esteso e i greti sono sabbiosi. Di particolare rilevanza è la presenza di una estesa colonia del grosso Mollusco Lamellibranco Unio elongatulus, che corre il rischio di scomparire a seguito del prosciugamento del fiume; nelle pareti sabbiose presenti in questo tratto lungo il fiume in passato vi era una colonia di Gruccioni ( Merops apiaster ), sterminata dai bracconieri.

    Il debole scorrimento dell' acqua permette l' insediamento in diversi punti di una vegetazione acquatica in cui predominano due specie di Potamogeton, caratterizzate dalle eleganti foglie galleggianti.

 

del Prof. Angelo Abbadessa

Prof. Angelo Abbadessa